Avvocato.it

Art. 61 — Circostanze aggravanti comuni

Art. 61 — Circostanze aggravanti comuni

Aggravano il reato, quando non ne sono elementi costitutivi o circostanze aggravanti speciali [ 578 comma 3, 579 comma 3 ], le circostanze seguenti:

  1. 1) l’avere agito per motivi abietti o futili [ 576 comma 1 n. 2, 577 comma 1 n. 4 ];
  2. 2) l’aver commesso il reato per eseguirne od occultarne un altro, ovvero per conseguire o assicurare a sé o ad altri il prodotto o il profitto o il prezzo ovvero la impunità di un altro reato [ 576 comma 1 n. 1; c.p.p. 4, 12 lett. c ];
  3. 3) l’avere, nei delitti colposi [ 43 ], agito nonostante la previsione dell’evento;
  4. 4) l’avere adoperato sevizie, o l’aver agito con crudeltà verso le persone [ 576 comma 1 n. 2, 577 comma 1 n. 4 ];
  5. 5) l’avere profittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona, anche in riferimento all’età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa;
  6. 6) l’avere il colpevole commesso il reato durante il tempo in cui si è sottratto volontariamente alla esecuzione di un mandato o di un ordine di arresto o di cattura o di carcerazione, spedito per un precedente reato [ 576 comma 1 n. 3, 576 comma 2; c.p.p. 296 ];
  7. 7) l’avere, nei delitti contro il patrimonio [ 624648; c. nav. 1135-1149 ], o che comunque offendono il patrimonio, ovvero nei delitti determinati da motivi di lucro [ 481 comma 2 ], cagionato alla persona offesa dal reato un danno patrimoniale di rilevante gravità;
  8. 8) l’avere aggravato o tentato di aggravare le conseguenze del delitto commesso;
  9. 9) l’aver commesso il fatto con abuso dei poteri, o con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione o a un pubblico servizio, ovvero alla qualità di ministro di un culto;
  10. 10) l’avere commesso il fatto contro un pubblico ufficiale o una persona incaricata di un pubblico servizio, o rivestita della qualità di ministro del culto cattolico o di un culto ammesso nello Stato, ovvero contro un agente diplomatico o consolare di uno Stato estero, nell’atto o a causa dell’adempimento delle funzioni o del servizio;
  11. 11) l’avere commesso il fatto con abuso di autorità o di relazioni domestiche, ovvero con abuso di relazioni di ufficio, di prestazione d’opera, di coabitazione, o di ospitalità [ 646 comma 3, 649 ];
  12. 11-bis) l’avere il colpevole commesso il fatto mentre si trova illegalmente sul territorio nazionale;
  13. 11-ter) l’aver commesso un delitto contro la persona ai danni di un soggetto minore all’interno o nelle adiacenze di istituti di istruzione o di formazione;
  14. 11-quater) l’avere il colpevole commesso un delitto non colposo durante il periodo in cui era ammesso ad una misura alternativa alla detenzione in carcere;
  15. 11-quinquies) l’avere, nei delitti non colposi contro la vita e l’incolumità individuale e contro la libertà personale, commesso il fatto in presenza o in danno di un minore di anni diciotto ovvero in danno di persona in stato di gravidanza;
  16. 11-sexies) l’avere, nei delitti non colposi, commesso il fatto in danno di persone ricoverate presso strutture sanitarie o presso strutture sociosanitarie residenziali o semiresidenziali, pubbliche o private, ovvero presso strutture socio-educative;
  17. 11-septies) l’avere commesso il fatto in occasione o a causa di manifestazioni sportive o durante i trasferimenti da o verso i luoghi in cui si svolgono dette manifestazioni.
  1. 1) l’avere agito per motivi abietti o futili [ 576 comma 1 n. 2, 577 comma 1 n. 4 ];
  2. 2) l’aver commesso il reato per eseguirne od occultarne un altro, ovvero per conseguire o assicurare a sé o ad altri il prodotto o il profitto o il prezzo ovvero la impunità di un altro reato [ 576 comma 1 n. 1; c.p.p. 4, 12 lett. c ];
  3. 3) l’avere, nei delitti colposi [ 43 ], agito nonostante la previsione dell’evento;
  4. 4) l’avere adoperato sevizie, o l’aver agito con crudeltà verso le persone [ 576 comma 1 n. 2, 577 comma 1 n. 4 ];
  5. 5) l’avere profittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona, anche in riferimento all’età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa;
  6. 6) l’avere il colpevole commesso il reato durante il tempo in cui si è sottratto volontariamente alla esecuzione di un mandato o di un ordine di arresto o di cattura o di carcerazione, spedito per un precedente reato [ 576 comma 1 n. 3, 576 comma 2; c.p.p. 296 ];
  7. 7) l’avere, nei delitti contro il patrimonio [ 624648; c. nav. 1135-1149 ], o che comunque offendono il patrimonio, ovvero nei delitti determinati da motivi di lucro [ 481 comma 2 ], cagionato alla persona offesa dal reato un danno patrimoniale di rilevante gravità;
  8. 8) l’avere aggravato o tentato di aggravare le conseguenze del delitto commesso;
  9. 9) l’aver commesso il fatto con abuso dei poteri, o con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione o a un pubblico servizio, ovvero alla qualità di ministro di un culto;
  10. 10) l’avere commesso il fatto contro un pubblico ufficiale o una persona incaricata di un pubblico servizio, o rivestita della qualità di ministro del culto cattolico o di un culto ammesso nello Stato, ovvero contro un agente diplomatico o consolare di uno Stato estero, nell’atto o a causa dell’adempimento delle funzioni o del servizio;
  11. 11) l’avere commesso il fatto con abuso di autorità o di relazioni domestiche, ovvero con abuso di relazioni di ufficio, di prestazione d’opera, di coabitazione, o di ospitalità [ 646 comma 3, 649 ];
  12. 11-bis) l’avere il colpevole commesso il fatto mentre si trova illegalmente sul territorio nazionale;
  13. 11-ter) l’aver commesso un delitto contro la persona ai danni di un soggetto minore all’interno o nelle adiacenze di istituti di istruzione o di formazione;
  14. 11-quater) l’avere il colpevole commesso un delitto non colposo durante il periodo in cui era ammesso ad una misura alternativa alla detenzione in carcere;
  15. 11-quinquies) l’avere, nei delitti non colposi contro la vita e l’incolumità individuale e contro la libertà personale, commesso il fatto in presenza o in danno di un minore di anni diciotto ovvero in danno di persona in stato di gravidanza;
  16. 11-sexies) l’avere, nei delitti non colposi, commesso il fatto in danno di persone ricoverate presso strutture sanitarie o presso strutture sociosanitarie residenziali o semiresidenziali, pubbliche o private, ovvero presso strutture socio-educative;
  17. 11-septies) l’avere commesso il fatto in occasione o a causa di manifestazioni sportive o durante i trasferimenti da o verso i luoghi in cui si svolgono dette manifestazioni.
L’eventuale comma dell’articolo ricompreso fra parentesi quadre è stato abrogato.

[adrotate group=”10″]

Aggiornato al 1 gennaio 2020
Il testo riportato è reso disponibile agli utenti al solo scopo informativo. Pertanto, unico testo ufficiale e definitivo è quello pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Italiana che prevale in casi di discordanza rispetto al presente.
[adrotate group=”12″]

Massime correlate

Cass. pen. n. 25535/2018

In tema di riconoscimento dell’aggravante prevista dall’art 61, n. 1, c.p., la futilità del motivo non è esclusa dall’appartenenza o dalla vicinanza dell’autore del reato a gruppi o comunità, quali le bande giovanili sudamericane, che riconoscono come valori positivi la violenza e l’uso della forza quale forma di affermazione della personalità individuale e di manifestazione dell’appartenenza al gruppo da esercitare per il solo fatto che la vittima sia o appaia militare in formazione contrapposta, dal momento che tali concezioni e modelli comportamentali offrono occasione per dare libero corso ad impulsi brutali e prevaricatori e si pongono in contrasto con i valori fondamentali riconosciuti dall’ordinamento giuridico, che tutela in primo luogo la vita, la sicurezza e la libertà personale.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 53570/2017

Ai fini della configurabilità della circostanza aggravante della minorata difesa, se il tempo di notte, di per sé solo, non realizza automaticamente tale aggravante, con esso possono concorrere altre condizioni che consentono, attraverso una complessiva valutazione, di ritenere in concreto realizzata una diminuita capacità di difesa sia pubblica che privata, non essendo necessario che tale difesa si presenti impossibile ed essendo sufficiente che essa sia stata soltanto ostacolata. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto congruamente motivata la sentenza impugnata che aveva riconosciuto l’aggravante in questione in relazione al reato di furto perpetrato in orario notturno all’interno di una officina, sita in zona periferica in cui non vi erano esercizi commerciali aperti).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 41586/2017

La circostanza aggravante dell’abuso di relazioni domestiche, prevista dall’art. 61, comma primo, n. 11 cod. pen., ha natura oggettiva ed è finalizzata a punire più gravemente i delitti commessi nell’ambito di un rapporto di coabitazione o nel contesto di una relazione derivante anche solo dall’abituale frequentazione dell’abitazione della vittima.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 36784/2017

È configurabile l’aggravante di cui all’art. 61, n. 9, cod. pen. in relazione alla condotta di reato commessa dal medico ospedaliero in occasione dello svolgimento dell’attività “intra moenia”, trattandosi di soggetto che riveste la qualifica di pubblico ufficiale, in virtù del regime di convenzione che lo lega all’azienda sanitaria pubblica. (Fattispecie in tema di violenza sessuale).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 17937/2017

Sussiste l’aggravante della minorata difesa, con riferimento alle circostanze di luogo, note all’autore del reato e delle quali egli, ai sensi dell’art. 61, n. 5, cod. pen., abbia approfittato, nell’ipotesi di truffa commessa attraverso la vendita di prodotti “on-line”, poichè, in tal caso, la distanza tra il luogo ove si trova la vittima, che di norma paga in anticipo il prezzo del bene venduto, e quello in cui, invece, si trova l’agente, determina una posizione di maggior favore di quest’ultimo, consentendogli di schermare la sua identità, di non sottoporre il prodotto venduto ad alcun efficace controllo preventivo da parte dell’acquirente e di sottrarsi agevolmente alle conseguenze della propria condotta. (In applicazione di tale principio, la Corte ha annullato con rinvio l’ordinanza del tribunale che aveva respinto l’appello avverso l’ordinanza di rigetto della richiesta cautelare ed aveva escluso l’aggravante della minorata difesa ritenendo che l’annuncio relativo alla vendita di beni, inserito in un sito internet, costituisse una modalità della condotta, e non una circostanza di luogo, in cui la distanza accomuna entrambe le parti, che ne accettano i rischi affidandosi alla buona fede dell’interlocutore).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 13515/2017

Non sussiste, sul piano astratto, alcuna incompatibilità tra il vizio parziale di mente e la circostanza aggravante di cui all’art. 61, comma primo, n. 1 cod. pen. in quanto i motivi abietti o futili non costituiscono in sé una costante e diretta estrinsecazione della infermità per la quale la capacità di intendere e di volere può risultare grandemente scemata. Il giudizio di compatibilità deve essere svolto tramite un apprezzamento della situazione sottoposta in concreto al giudice di merito.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 12328/2017

La circostanza aggravante dell’essere stato il delitto commesso alla presenza del minore nelle ipotesi previste dall’art. 61 n. 11 quinquies cod. pen., è configurabile tutte le volte che il minore degli anni diciotto percepisca la commissione del reato, anche quando la sua presenza non sia visibile all’autore di questo, sempre che l’agente, tuttavia, ne abbia la consapevolezza ovvero avrebbe dovuto averla usando l’ordinaria diligenza. (Nella fattispecie la S.C. ha ritenuto immune da censure la decisione della Corte di merito che aveva ritenuto sussistente l’aggravante, in considerazione della accertata presenza del minore nel soggiorno attiguo e comunicante, mediante un’ampia porta rimasta aperta, con il locale ove era avvenuto l’omicidio, nonché dall’effettiva percezione del fatto da parte del medesimo che, oltre a piangere e urlare, aveva riferito alla vicina accorsa in aiuto che il padre aveva sparato alla madre

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 9730/2017

Sussiste l’aggravante dell’abuso di relazioni di prestazione d’opera, di cui all’art. 61 n. 11 cod. pen. nel caso di reato commesso quando l’agente non sia più alle dipendenze della persona offesa ove si accerti che l’autore del reato abbia comunque tratto profitto dalle condizioni favorevoli create dal preesistente rapporto di lavoro. (Fattispecie in tema di appropriazione indebita commessa dopo la cessazione del rapporto di agenzia).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 1949/2017

È configurabile l’aggravante dell’abuso dei poteri o della violazione dei doveri inerenti alla qualità di ministro di un culto, non solo quando il reato sia commesso nella sfera tipica e ristretta delle funzioni e dei servizi propri del ministero, ma anche quando la posizione ricoperta abbia facilitato il reato stesso, essendo l’incarico religioso non limitato alle funzioni strettamente connesse al culto, ma comprensivo di tutte le attività prestate al servizio della comunità comunque riconducibili al mandato. (In applicazione del principio, la S.C. ha ritenuto corretta la configurazione dell’aggravante in un caso di violenze sessuali perpetrate, in occasione di momenti ludici, nei confronti di giovani parrocchiani da parte di sacerdote, approfittando del suo ministero e della fiducia risposta dalle vittime nella sua funzione di guida spirituale ed animatore della comunità religiosa).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 40516/2016

La circostanza aggravante dell’avere agito con crudeltà, di cui all’art. 61, primo comma, n. 4, cod. pen., è di natura soggettiva ed è caratterizzata da una condotta eccedente rispetto alla normalità causale, che determina sofferenze aggiuntive ed esprime un atteggiamento interiore specialmente riprovevole. (Nell’affermare il principio, la S.C. ha precisato che la sussistenza di tale atteggiamento interiore deve essere accertata alla stregua delle modalità della condotta e di tutte le circostanze del caso concreto, comprese quelle afferenti alle note impulsive del dolo).
Nella circostanza aggravante di cui all’art. 61, primo comma, n. 4, cod. pen., per “sevizie”deve intendersi una condotta studiata e specificamente finalizzata a cagionare sofferenze ulteriori e gratuite, rispetto alla “normalità causale”del delitto perpetrato; si ha invece “crudeltà”quando l’inflizione di un male aggiuntivo, che denota la spietatezza della volontà illecita manifestata dall’agente, non è frutto di una sua scelta operativa preordinata.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 28795/2016

La valutazione della sussistenza della circostanza aggravante della minorata difesa per approfittamento delle condizioni del soggetto passivo va operata dal giudice valorizzando situazioni che, nel singolo caso, abbiano ridotto o comunque ostacolato la capacità di difesa della parte lesa, agevolando in concreto la commissione del reato. (Fattispecie in tema di truffe commesse ai danni di giovani disoccupati nella quale la S.C. ha ritenuto non sufficiente il riferimento, operato dai giudici di merito, alla generale crisi economica ed occupazionale che investe il settore giovanile, ed alla generica aspirazione di un posto di lavoro)

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 17424/2015

La circostanza aggravante del danno patrimoniale di rilevante gravità può essere riconosciuta anche in ipotesi di delitto tentato, quando le modalità del fatto criminoso siano idonee a fornire concrete ed univoche indicazioni sull’entità del pregiudizio che si sarebbe determinato se l’azione delittuosa fosse stata portata a compimento. (Fattispecie relativa a tentata truffa).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 13933/2015

Le circostanze di persona che, ai sensi dell’art. 61 n. 5 cod. pen. aggravano il reato quando l’agente ne approfitti possono consistere in uno stato di debolezza fisica o psichica in cui la vittima del reato si trovi per qualsiasi motivo; ne consegue che esse devono essere conosciute dall’agente e tali da ostacolare, in relazione alla situazione fattuale concretamente esistente, la reazione dell’Autorità pubblica o delle persone offese, agevolando la commissione del reato. (Fattispecie, nella quale la Corte ha ritenuto la sussistenza dell’aggravante in relazione ad una serie di truffe, connesse all’abusivo esercizio delle professioni di psicologo, psicoterapeuta e medico psichiatra, poste in essere dall’imputato in danno dei pazienti).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 13546/2015

Sussiste l’aggravante di cui all’art. 61 n. 2 cod. pen. nell’ipotesi in cui si verifichino delle lesioni nello esplicarsi della violenza posta in essere per commettere il reato di cui all’art. 393 cod. pen. e finalizzata a cagionare l’evento delle lesioni stesse, poiché in tal caso non si attua alcun assorbimento dell’un reato nell’altro. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto corretta la pronuncia di sentenza di condanna per il reato di lesioni personali aggravate da connessione teleologica ex art. 61 n. 2 cod. pen., nonostante la dichiarazione di estinzione, per remissione della querela, del delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle persone).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 8998/2015

In tema di minorata difesa, la circostanza aggravante di aver approfittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona tali da ostacolare la pubblica o privata difesa, a seguito della modifica normativa introdotta dalla legge n. 94 del 2009, deve essere specificamente valutata anche in riferimento all’età senile e alla debolezza fisica della persona offesa, avendo voluto il legislatore assegnare rilevanza ad una serie di situazioni che denotano nel soggetto passivo una particolare vulnerabilità della quale l’agente trae consapevolmente vantaggio. (Fattispecie relativa a una rapina in cui la vittima – una donna di settantaquattro anni – che aveva accennato una reazione alle minacce dei malfattori, veniva da questi afferrata per le spalle e scaraventata a terra).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 7317/2015

Ai fini dell’aggravante dell’abuso di relazioni di prestazione d’opera di cui all’art. 61 n. 11 cod. pen. è irrilevante che l’imputato non sia più alle dipendenze della persona offesa, qualora sia stato agevolato per la commissione del reato dalle condizioni favorevoli create dal preesistente rapporto di lavoro. (Fattispecie relativa a furto commesso in un negozio di articoli di lusso da un ex magazziniere, introdottosi nel negozio da una porta sul retro tramite un duplicato delle chiavi).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 5966/2015

Non è configurabile l’aggravante dell’abuso di poteri e violazione di doveri pubblici, quando la condotta posta in essere dall’imputato, pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio, esula da qualsiasi dimensione di servizio, e la commissione del reato non è resa possibile o comunque facilitata dall’approfittamento delle mansioni affidategli. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto corretta la decisione impugnata che aveva escluso l’aggravante con riferimento ad un omicidio volontario commesso da un appuntato dei Carabinieri con la pistola d’ordinanza ma in contesto, di tempo e di luogo, privato).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 13387/2014

Ai fini della integrazione della circostanza aggravante della minorata difesa, è sufficiente la coscienza e volontà dell’agente di compiere l’azione in presenza di obiettive circostanze favorevoli o agevolatrici della condotta criminosa, mentre non è necessario che l’approfittamento di tali circostanze sia sorretto da dolo specifico, o, comunque, che la situazione determinata dalle stesse sia stata ad arte ricercata o indotta.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 2201/2014

In caso di reato continuato, valendo, in mancanza di tassative esclusioni, il principio della unitarietà, la valutazione in ordine alla sussistenza o meno dell’aggravante del danno di rilevante gravità deve essere operata con riferimento non al danno cagionato da ogni singola violazione, ma a quello complessivo causato dalla somma delle violazioni.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 59/2014

La circostanza aggravante dei motivi futili sussiste quando la determinazione criminosa sia stata causata da uno stimolo esterno così lieve, banale e sproporzionato rispetto alla gravità del reato, da apparire, secondo il comune modo di sentire, assolutamente insufficiente a provocare l’azione criminosa, tanto da potersi considerare, più che una causa determinante dell’evento, un mero pretesto per lo sfogo di un impulso criminale. (Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto corretta la valutazione del giudice di merito che aveva ravvisato l’aggravante in relazione ad un tentato omicidio commesso in danno di persona che aveva disatteso l’intimazione dell’imputato ad interrompere la relazione sentimentale con la propria sorella minorenne).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 48162/2013

Nel caso di reato commesso da un minore, l’aggravante di cui all’art. 61, comma primo n. 1, cod. pen. può essere riconosciuto solo quando il motivo che ha determinato la commissione del reato sia meramente pretestuoso ed espressione dell’istinto criminale e della malvagità del reo e non quando esso trovi ragione nell’irrazionalità rappresentativa dell’immaturità ed emozionalità adolescenziale. (Fattispecie in tema di omicidio commesso da un minorenne in cui la Corte, in presenza di un movente connesso alla gelosia, ha annullato con rinvio la sentenza per accertare a quale delle due situazioni andava ascritta la futilità del motivo).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 23827/2013

Non è configurabile la circostanza aggravante di cui all’art. 61 n. 2 cod. pen. in relazione al reato di lesioni personali lievi commesso in attuazione della condotta propria del delitto di maltrattamenti in famiglia, atteso che il nesso teleologico necessario per la sussistenza della suddetta aggravante esige che le azioni esecutive dei due diversi reati che pone in relazione siano distinte.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 22136/2013

In tema di circostanze, sono estendibili ai concorrenti, e sempre che questi ne fossero consapevoli, le sole aggravanti soggettive che, oltre a non essere “inerenti alla persona del colpevole”a norma dell’art. 70, secondo comma, c.p., abbiano in qualche modo agevolato la realizzazione del reato, dovendo procedersi ad una interpretazione costituzionalmente orientata dell’art. 118 c.p.. (Fattispecie in cui la Corte ha escluso l’estensione ad un concorrente della circostanza prevista dall’art. 61, n. 6, c.p., inerente ad altro concorrente, in quanto la stessa si era rivelata assolutamente improduttiva di effetti agevolativi in ordine alla realizzazione del reato concorsuale).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 19966/2013

Per la configurabilità dell’aggravante di aver adoperato sevizie e di aver agito con crudeltà è necessario che il reo agisca con la coscienza e volontà di infliggere alla vittima sofferenze aggiuntive rispetto al normale processo di causazione della morte. (Fattispecie relativa ad omicidio in cui la vittima era stata cosparsa di benzina e data alle fiamme; in applicazione del principio, la Corte ha annullato con rinvio la sentenza impugnata perchè non forniva dimostrazione della consapevolezza degli imputati dell’esistenza in vita della persona aggredita nel momento in cui veniva dato fuoco al suo corpo).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 18983/2013

La notifica all’imputato dell’ordine di esecuzione della pena è irrilevante ai fini della configurabilità dell’aggravante di cui all’art. 61 n. 67 cod.pen., essendo a tal fine sufficiente che egli sia consapevole di essere ricercato per un precedente reato.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 18779/2013

In tema di aggravante dei motivi abietti o futili (art. 61, n. 1 c.p.), la sussistenza di tale aggravante, con particolare riguardo all’ipotesi della futilità, non può essere esclusa, quando il fatto sia stato determinato dalla gelosia, sulla sola base della ritenuta inadeguatezza di tale movente rispetto alla gravità del fatto medesimo (nella specie, tentato omicidio) posto in essere dall’agente.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 15571/2013

Non sussiste, sul piano astratto, alcuna incompatibilità tra il vizio parziale di mente e la circostanza aggravante di cui all’art. 61 n. 1 c.p. in quanto i due particolari motivi (abietti o futili) non costituiscono in sé una costante e diretta estrinsecazione della infermità per la quale la capacità di intendere e di volere può risultare grandemente scemata. (In motivazione, la Corte ha precisato che il giudizio di compatibilità deve essere svolto tramite un apprezzamento della situazione sottoposta in concreto al giudice di merito).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 14651/2013

La nozione di abuso di relazione di prestazione d’opera, previsto come aggravante dall’art. 61 n. 11 c.p., si applica a tutti i rapporti giuridici che comportino l’obbligo di un “facere”, bastando che tra le parti vi sia un rapporto di fiducia che agevoli la commissione del reato, a nulla rilevando la sussistenza di un vincolo di subordinazione o di dipendenza.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 3369/2013

Agli effetti della circostanza aggravante di cui all’art. 61, comma primo, n. 7, cod. pen., l’entità del danno patrimoniale dev’essere valutata con riferimento al momento in cui il reato è stato commesso, e, pertanto, la sua diminuzione conseguente a fatti successivi (nella specie, la restituzione delle somme percepite truffaldinamente) risulta irrilevante.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 15463/2012

Nel caso in cui il reato di truffa venga commesso ricorrendo all’artificio della costituzione di uno studio professionale in apparenza legittimamente operante, cui i clienti si siano affidati con minorata cautela, è configurabile la circostanza aggravante dell’abuso della relazione qualificata di prestazione d’opera professionale.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 12930/2012

Il delitto di resistenza a pubblico ufficiale assorbe soltanto quel minimo di violenza che si concretizza nella resistenza opposta al pubblico ufficiale che sta compiendo un atto del proprio ufficio, non anche gli ulteriori atti violenti che, esorbitando da tali limiti, cagionino al p.u. lesioni personali: in quest’ultima ipotesi, il reato di lesioni personali è aggravato dall’essere stato commesso in danno di un p.u., e può concorrere con quello di resistenza a p.u.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 5882/2012

Integra la circostanza aggravante del motivo abietto il comportamento di colui che colpisce ripetutamente con un coltello una persona solo perchè intervenuta in soccorso per ragioni di solidarietà, di una donna che in strada chiedeva aiuto nel corso di un’aggressione ai suoi danni.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 47880/2011

Non ricorre la circostanza aggravante dei motivi futili nel caso in cui l’agente, per un errato apprezzamento della situazione di fatto, fondato su una falsa ma ragionevole e non pretestuosa rappresentazione della realtà, ritenga di agire per un movente che non sarebbe obiettivamente futile, se l’errore non si fosse verificato.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 36897/2011

Sussiste la circostanza aggravante di cui all’art. 61, n. 11, c.p., qualora il conduttore di un immobile si appropri degli oggetti e suppellettili, costituenti corredo e mobilio, in quanto oggetto del negozio giuridico relativo alla concessione dell’uso dei beni presenti nell’immobile locato è l’obbligo di conservazione, e quindi di restituzione dei medesimi alla scadenza del contratto.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 30285/2011

La circostanza aggravante di avere adoperato sevizie e di avere agito con crudeltà verso le persone ricorre quando le modalità della condotta rendono obiettivamente evidente la volontà di infliggere alla vittima sofferenze che esulano dal normale processo di causazione dell’evento e costituiscono un “quid pluris”rispetto all’attività necessaria ai fini della consumazione del reato, rendendo la condotta stessa particolarmente riprovevole per la gratuità e superfluità dei patimenti cagionati alla vittima con un’azione efferata, rivelatrice di un’indole malvagia e priva del più elementare senso d’umana pietà. (Nel caso di specie, la condotta si era concretizzata nell’avere denudato la vittima già priva di sensi e nell’averla poi schiacciata, passandovi sopra due volte con l’autovettura).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 24093/2011

La circostanza aggravante dell’abuso della relazione di prestazione d’opera ricorre pur quando il fatto sia commesso abusando della relazione fiduciaria instauratasi con la vittima, nell’ambito di un mandato di fatto che sia stato soltanto occasionato dall’esercizio dell’attività professionale del soggetto agente. (Fattispecie in cui l’autore del fatto, dipendente della banca presso la quale la persona offesa era titolare di conti correnti, aveva instaurato con la stessa persona offesa stretti rapporti fiduciari, sì che questa gli aveva affidato aspetti inerenti all’amministrazione del suo patrimonio).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 20039/2011

La circostanza aggravante dell’essere il fatto commesso con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione o a un pubblico servizio è configurabile nel caso di reato ascrivibile a un dipendente dell’amministrazione finanziaria con mansione di addetto allo sportello, la cui attività infatti, non si esaurisce in incarichi meramente manuali o d’ordine, poiché le funzione svolte implicano conoscenza di regolamenti propri dell’amministrazione di appartenenza e costituiscono, quindi, complemento ed integrazione delle funzioni pubbliche proprie dell’amministrazione finanziaria. (Fattispecie relativa a contestazione di truffa ascritta ad operatore tributario con mansioni di sportello a contatto con il pubblico, consistita nell’aver incontrato all’interno degli uffici persone che, indotte in errore circa la possibilità di ottenere in locazione a prezzi vantaggiosi immobili che lo Stato stava dismettendo, avevano versato in suo favore somme di denaro).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 19700/2011

Non è configurabile la circostanza aggravante di cui all’art. 61 n. 2 c.p. in relazione al reato di lesioni personali lievi commesso in attuazione della condotta propria del delitto di maltrattamenti in famiglia, atteso che il nesso teleologico necessario per la sussistenza della suddetta aggravante esige che le azioni esecutive dei due diversi reati che pone in relazione siano distinte.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 8892/2011

La circostanza aggravante del nesso teleologico (art. 61, n. 2, c.p.) non è configurabile in relazione al reato di lesioni personali che sia stato commesso – unitamente ad altri fatti lesivi dell’integrità fisica e morale del soggetto passivo – in esecuzione della condotta propria del delitto di maltrattamenti in famiglia, atteso che il riconoscimento della suddetta aggravante presuppone che le azioni costitutive dei due diversi reati siano oggettivamente distinte.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 7433/2011

La commissione del furto in ora notturna integra di per sé l’aggravante di cui all’art. 61, comma primo, n. 5, c.p. (Fattispecie di tentato furto commesso al’interno di azienda agrituristica ove, di notte, non viveva alcuno).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 3598/2011

Ai fini della configurabilità della circostanza aggravante della minorata difesa (art. 61, comma primo, n. 5 c.p.), se il tempo di notte, di per sé solo, non realizza automaticamente tale aggravante, con esso possono concorrere altre condizioni che consentono, attraverso una complessiva valutazione, di ritenere in concreto realizzata una diminuita capacità di difesa sia pubblica che privata, non essendo necessario che tale difesa si presenti impossibile ed essendo sufficiente che essa sia stata soltanto ostacolata.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 43729/2010

Ai fini della configurabilità della circostanza aggravante dell’abuso di prestazione d’opera, prevista dall’art. 61 n. 11 c.p., la prestazione di servizio, alla cui base sia riscontrabile un rapporto di fiducia tra le parti, non può costituire l’oggetto materiale del delitto, ma deve essere allo stesso preesistente e tale da agevolarne la commissione. (Fattispecie in cui la S.C. ha rigettato il ricorso, osservando che il contratto di servizi sottoscritto dalle parti aveva costituito l’oggetto del delitto di truffa, in quanto concluso per effetto dei raggiri accertati nel giudizio di merito).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 40836/2010

A seguito della declaratoria di illegittimità costituzionale dell’art. 61, n. 11 bis, c.p., introdotto dalla L. 24 luglio 2008, n. 125, che ha previsto la nuova circostanza aggravante della commissione del fatto da parte di una persona che illegalmente si trovi sul territorio nazionale (Corte cost., n. 249/2010), l’imputato ha interesse a far valere, ai sensi dell’art. 2, comma quarto, c.p., la sopravvenuta illegittimità parziale della contestazione in conseguenza dell’effetto abolitivo prodotto dalla su citata pronuncia, quando la valutazione dell’ipotesi circostanziale abbia influito sulla determinazione del trattamento sanzionatorio. (Fattispecie in cui la S.C. ha annullato senza rinvio una sentenza di patteggiamento, in cui la pena base è stata calcolata all’esito di un giudizio di equivalenza delle attenuanti generiche alla contestata aggravante).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 35997/2010

Ai fini della configurabilità della circostanza aggravante della minorata difesa, l’età avanzata della vittima del reato, a seguito delle modificazioni legislative introdotte dalla L. n. 94 del 2009, è rilevante nel senso che impone al giudice di verificare, allorché il reato sia commesso in danno di persona anziana, se la condotta criminosa posta in essere sia stata agevolata dalla scarsa lucidità o incapacità di orientarsi da parte della vittima nella comprensione degli eventi secondo criteri di normalità. (Fattispecie in tema misura cautelare disposta per truffa consumata, con le medesime modalità, in danno di numerose persone, tutte di età compresa tra i sessantaquattro e gli ottantaquattro anni).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 35353/2010

La circostanza aggravante di abuso di relazioni di prestazione d’opera non richiede che il rapporto intercorra direttamente e formalmente tra l’autore del fatto e la persona offesa, essendo sufficiente che esso si sia svolto con la partecipazione dell’agente che abbia diretto a proprio illecito vantaggio la relazione, abusando della relativa posizione. (Fattispecie in tema di truffa, nella quale un commercialista, che operava per l’amministrazione di una società legata da un contratto di opera professionale ad un’altra, si era appropriato di una somma spettante ai soci, falsificando la firma di uno di essi sui giustificativi bancari).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 27044/2010

Integra la circostanza aggravante di cui all’art. 61, n. 11 c.p., in quanto ricompreso nella nozione di abuso di relazioni domestiche, il rapporto di abituale frequentazione dell’abitazione della vittima da parte del reo.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 24011/2010

Ai fini della configurabilità della circostanza aggravante di cui all’art. 61, n. 11- bis, c.p. (ossia, “l’avere il colpevole commesso il fatto mentre si trova illegalmente sul territorio nazionale”), introdotta dall’art. 1, comma primo, lett. f), del D.L. 23 maggio 2008, n. 92, conv. nella L. 24 luglio 2008, n. 125, è irrilevante l’annullamento per vizi formali del decreto prefettizio di espulsione, intervenuto in epoca antecedente alla contestazione dell’addebito. (Fattispecie relativa al reato di false dichiarazioni ad un pubblico ufficiale).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 16952/2010

Sussiste la circostanza aggravante del nesso teleologico (art. 61, comma primo, n. 2 c.p.) nel caso in cui sia provocata una lesione per procurarsi l’impunità a seguito del tentativo di impossessamento di cosa mobile altrui. (In applicazione del principio di cui in massima la S.C. ha ritenuto immune da censure la decisione con cui il giudice di appello, in riforma della decisione di primo grado, ha ritenuto non configurabile il tentativo di rapina impropria a causa del mancato impossessamento della cosa con conseguente riqualificazione del fatto come tentato furto seguito da lesione).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 14837/2010

La circostanza aggravante comune prevista dall’art. 61, n. 11 c.p. è compatibile con il reato di violenza sessuale in quanto la condotta di abuso di autorità, contemplata dall’art. 609 bis c.p., non è ricompresa nella predetta aggravante. (Fattispecie di violenza sessuale commessa da un medico ai danni di una paziente, in cui la Corte ha disatteso la tesi difensiva della violazione del “ne bis in idem”sostanziale, ritenendo corretta la configurabilità dell’aggravante per aver il reo approfittato della fiducia della vittima in virtù del rapporto professionale che li legava).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 6587/2010

Non sussiste alcuna incompatibilità tra la circostanza aggravante prevista dall’art. 61 n. 11 c.p. (abuso di autorità o di particolari relazioni) e quella specifica di cui all’art. 577 n. 1 dello stesso codice (abuso del rapporto di paternità), dati il diverso fondamento oggettivo e la diversa “ratio”che caratterizzano le due fattispecie circostanziali in questione, la prima avente natura oggettiva e consistente in una relazione di fatto tra l’imputato e la parte offesa che agevola la commissione del delitto, la seconda avente natura soggettiva ed incentrata esclusivamente sul legame genitoriale preso in considerazione di per sé e al di fuori di altre condizioni quali la coabitazione e l’ospitalità.
Ricorre la circostanza aggravante del motivo abietto in relazione all’omicidio originato da un patologico e distorto rapporto di possesso parentale del padre nei confronti della figlia, la quale non sottostava ai suoi voleri, rivendicava margini di autonomia, e teneva un comportamento difforme rispetto agli usi e costumi della sua famiglia.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 39301/2009

La circostanza aggravante di cui all’art. 61, comma primo, n. 10, c.p. non è configurabile se il fatto è commesso in danno di un agente assicurativo, poiché la L. n. 990 del 1969 non ha modificato la natura giuridica delle compagnie di assicurazione, che resta eminentemente commerciale, anche se ad uno dei rami in cui tale attività si esplica (assicurazione della responsabilità civile connessa alla circolazione dei veicoli a motore) è collegato un interesse di carattere generale.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 34354/2009

Ricorre la circostanza aggravante della minorata difesa nel caso di commissione di un furto, in tempo di notte, nel fondo di proprietà altrui.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 31583/2009

Il dolo d’impeto è compatibile con la circostanza aggravante del nesso teleologico in quanto la risposta immediata o quasi immediata, in cui si concreta il primo non collide con una connessa e coeva ulteriore (e contestuale) intenzionalità.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 26702/2009

L’aggravante del nesso teleologico (art. 61 n. 2 c.p.) è compatibile con il dolo d’impeto, in quanto l’ideazione e l’esecuzione del reato mezzo e del reato fine possono coincidere, mantenendo il collegamento strumentale e funzionale tra i due fatti-reato.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 24894/2009

Il cosiddetto dolo d’impeto è compatibile con la circostanza aggravante dei motivi abietti e futili. (Fattispecie in tema di omicidio volontario).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 16968/2009

Non ricorre la circostanza aggravante del motivo abietto in relazione all’omicidio commesso da un omosessuale in danno di un soggetto del quale egli si era innamorato, venendone respinto. Deve infatti escludersi che il concetto di “abietto”possa riferirsi ai sentimenti di affetto e di amore propri di ogni essere umano, sia esso omosessuale ovvero eterosessuale.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 337/2009

Ricorre, per la spregevolezza del fatto secondo il comune sentire, la circostanza aggravante del motivo abietto in relazione all’omicidio commesso, su ordine del capo di un gruppo mafioso, in danno di chi abbia intrapreso una relazione sentimentale con una donna già a lui legata da analogo rapporto, per mero spirito punitivo, dettato da intolleranza per la libertà di autodeterminazione della donna stessa, rifiutatasi di soggiacere alla sua volontà, e per la conseguente perdita sia del dominio fino ad allora esercitato su di lei, sia del prestigio criminale.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 48108/2008

La circostanza aggravante dell’aver profittato di circostanze tali da ostacolare la privata difesa ha carattere oggettivo ed è compatibile con il dolo d’impeto.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 45326/2008

Per la configurabilità della circostanza aggravante dei motivi abietti o futili occorre che il movente del reato sia identificato con certezza, non potendo l’ambiguità probatoria sul punto ritorcersi in danno dell’imputato.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 39023/2008

In tema di minorata difesa, l’età non può di per sè costituire condizione autosufficiente ai fini della configurabilità dell’aggravante di cui all’art. 61, n. 5, c.p., dovendo essere accompagnata da fenomeni di decadimento o di indebolimento delle facoltà mentali o da ulteriori condizioni personali, quali il basso livello culturale del soggetto passivo, che determinano un diminuito apprezzamento critico della realtà.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 31038/2008

La circostanza aggravante del c.d. nesso teleologico non può trovare applicazione se il fatto oggetto della proiezione finalistica non è più previsto dalla legge come reato.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 20308/2008

Rientra tra i provvedimenti legalmente dati per ragioni di giustizia e di sicurezza pubblica, la cui inosservanza integra il reato previsto dall’art. 650 c.p., anche l’invito rivolto a un soggetto ricercato da un’autorità di polizia a recarsi presso i propri uffici per adempimenti dettati da motivi di giustizia. (Fattispecie relativa alla notifica di atti giudiziari ).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 19669/2008

L’aggravante di cui all’art. 61, n. 10 c.p. (l’aver commesso il fatto contro un pubblico ufficiale) non è configurabile il relazione al delitto di lesioni personali volontarie commesso in concorso con il delitto di resistenza a pubblico ufficiale, atteso che il fatto in cui si sostanzia l’aggravante è elemento costitutivo del delitto di cui all’art. 337 c.p. Ne consegue che la medesima condotta non può essere posta a carico dell’imputato come integrativa sia del citato reato sia della circostanza aggravante.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 6433/2008

La circostanza aggravante di cui all’art. 61, n. 11 c.p. (sub specie dell’approfittamento della relazione domestica) è configurabile anche nel caso di presenza non momentanea dell’agente nel medesimo luogo idoneo allo svolgimento della vita privata, in quanto il concetto di «coabitazione» non si esaurisce in quello di «convivenza». (Fattispecie nella quale è stata ritenuta configurabile l’aggravante dell’abuso di relazioni domestiche nei confronti di un uomo, convivente della madre dei minori abusati, il quale aveva approfittato di tale situazione ponendo in essere atti lesivi della loro sfera sessuale).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 1797/2008

Allorché sia stata contestata la circostanza aggravante dei motivi abietti, con la precisazione che questi sono consistiti nel fatto di avere agito al fine di agevolare l’attività di un sodalizio mafioso, si ha piena identificazione dell’aggravante comune con quella ad effetto speciale prevista dall’art. 7 D.L. 13 maggio 1991 n. 152, convertito nella L. 12 luglio 1991 n. 203 e quest’ultima assorbe in sé la prima. (Nella specie, concernente l’applicazione dell’indulto elargito con L. n. 241 del 2006, interdetta per le pene inflitte in relazione a reati aggravati ai sensi della L. n. 203 del 1991, la Corte ha ritenuto corretta l’esclusione del condono con riferimento a contestazione di fatto commesso dall’istante per il beneficio per motivi abietti, al fine di mantenere il prestigio dell’organizzazione mafiosa di cui faceva parte).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 42371/2006

In applicazione del principio di specialità, l’aggravante teleologica di cui all’art. 61 n. 2 c.p., di natura soggettiva in quanto applicabile a carico di chi commette un delitto allo scopo di realizzare un ulteriore delitto, o di occultarlo, o di assicurarsene il profitto o l’impunità, viene assorbita nel delitto di rapina impropria, laddove la volontà del soggetto di assicurarsi con violenza sulla persona il prodotto del bene sottratto o l’impunità è stata assunta come elemento costitutivo. (Nel caso di specie, la S.C. ha ritenuto che non potesse essere nuovamente valutata come aggravante teleologica di un delitto di omicidio volontario, la finalità di assicurarsi il prodotto del delitto con violenza, costituente il dolo specifico del riconosciuto delitto di rapina impropria).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 35368/2006

Deve escludersi la sussistenza dell’aggravante dei motivi abietti nel caso in cui il reato di lesioni o maltrattamenti sia compiuto per ragioni di pura gelosia che, collegata ad un sia pure abnorme desiderio di vita in comune, non è, da sola, espressione di spirito punitivo nei confronti della vittima né manifestazione di intolleranza alla insubordinazione di questa, considerata come propria appartenenza.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 32006/2006

La circostanza aggravante di aver adoperato sevizie o di aver agito con crudeltà verso la persona ricorre quando le modalità della condotta esecutiva di un delitto rendono evidente la volontà di infliggere alla vittima un patimento ulteriore rispetto al mezzo che sarebbe nel caso concreto sufficiente ad eseguire il reato, rivelando in tal modo, per la loro superfluità rispetto al processo causale, una particolare malvagità del soggetto agente. (Nel caso di specie, la Suprema Corte ha annullato la decisione di merito nella quale era stata ritenuta sussistente l’aggravante in questione in un caso di omicidio volontario, in conseguenza dell’agonia inflitta alla vittima per le modalità esecutive del delitto e della mancanza di ogni senso di umanità dimostrata dagli autori, ma senza tenere conto che, attesa la situazione di fatto, tale condotta non era «gratuita» ossia non rappresentava un «quid pluris» rispetto all’esplicazione dell’attività necessaria per portare a compimento il proposito criminoso e per vincere la resistenza della vittima, di corporatura e prestanza fisica di gran lunga superiore a quella di ciascuno dei due esecutori).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 19572/2006

Ai fini della sussistenza dell’aggravante di cui all’art. 61 n. 11 c.p. non è necessario che il rapporto di prestazione d’opera intercorra direttamente tra l’autore del fatto e il soggetto passivo del reato, ma è sufficiente che il colpevole se ne sia avvalso per commettere il fatto.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 16473/2006

Sussiste l’aggravante dell’aver agito con crudeltà e sevizie nella condotta di chi infierisce lungamente e rabbiosamente sulla vittima fino a massacrarla, con una condotta che eccede i limiti della normalità causale, essendo irrilevante che la vittima abbia potuto o meno percepire l’afflittività di tutti gli atti di crudeltà.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 5448/2006

In tema di circostanze aggravanti comuni, per motivo abietto si intende quello turpe, ignobile, che rivela nell’agente un grado tale di perversità da destare un profondo senso di ripugnanza in ogni persona di media moralità, nonché quello spregevole o vile, che provoca ripulsione ed è ingiustificabile per l’abnormità di fronte al sentimento umano. (Nella specie si è ritenuta sussistente l’aggravante con riferimento a un omicidio determinato dal proposito di vendetta dell’autore per le molestie sessuali subite dalla sorella ad opera della vittima, nonché dal fine di affermazione del prestigio criminale e della capacità di sopraffazione).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 5257/2006

Agli effetti dell’aggravante di cui all’art. 61 n. 11 c.p., la relazione di prestazione d’opera corrisponde ad un concetto più ampio di quello di locazione d’opera a norma della legge civile e comprende ogni specie di attività, materiale ed intellettuale, che abbia dato luogo a quell’affidamento nel corso del quale si è verificata la condotta criminosa. (Fattispecie in cui è stata ritenuta la sussistenza della citata aggravante in relazione ad appropriazione indebita di somme di danaro realizzata dal conduttore di un immobile locatogli dalla parte offesa).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 26435/2005

Quando la violenza esercitata, per assicurarsi il possesso della cosa oggetto del reato di rapina o l’impunità, nei confronti di un pubblico ufficiale, al fine di opporsi mentre compie un atto dell’ufficio, eccede il fatto di percosse e volontariamente provoca lesioni personali, si determina il concorso tra i delitti di rapina e resistenza e quello di lesioni, e per quest’ultimo sussiste l’aggravante della connessione teleologica, a nulla rilevando che reato mezzo e reato fine siano integrati dalla stessa condotta materiale.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 29/2005

In tema di circostanze aggravanti comuni, ai fini della contestazione dell’ipotesi di cui all’art. 61, n. 7 c.p. (l’avere cagionato un danno patrimoniale di rilevante gravità) non è sufficiente la mera indicazione nel capo d’imputazione (nella fattispecie, reato di truffa) dell’importo della somma sottratta alla persona offesa, ma è necessario, ai fini della corretta formulazione dell’addebito, che sia esplicitata la valutazione circa la rilevante gravità del danno, così da consentire l’esercizio del connesso diritto di difesa.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 44868/2004

In tema di circostanze aggravanti comuni, in relazione all’ipotesi di cui all’art. 61, n.11 c.p., il termine «ufficio» cui fa riferimento la disposizione, va inteso tanto nel suo senso soggettivo, come esercizio di mansioni da parte dell’agente, quanto in senso oggettivo, come luogo in cui le stesse sono svolte. Ne consegue che le relazioni di ufficio possono consistere anche in rapporti di mero fatto, indipendentemente dalla qualificazione giuridica degli stessi. (Nella fattispecie, relativa al reato di appropriazione indebita, la Corte ha riconosciuto la sussistenza dell’aggravante nonostante l’imputata, all’inizio, avesse frequentato l’ufficio del datore di lavoro in ragione di una relazione sentimentale, in seguito trasformatasi in stretta collaborazione di lavoro).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 44624/2004

Sussiste la circostanza aggravante dell’avere agito per un motivo abietto (art. 61, n. 1, c.p.) relativamente ad un reato commesso, in un contesto di criminalità organizzata, al fine di conseguire il controllo incontrastato su una determinata porzione di territorio e di incrementarne lo sfruttamento attraverso ulteriori attività delittuose di tipo mafioso. (Fattispecie relativa ad omicidio in danno di soggetto che aveva tenuto comportamenti non conformi alle regole dell’organizzazione criminale).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 23176/2004

In caso di concorso di reati, la dichiarazione di estinzione di uno di essi per prescrizione non preclude al giudice la possibilità di esaminare i fatti ritenuti costitutivi del reato prescritto ai fini della dichiarazione di responsabilità per gli altri, a nulla rilevando la mancata contestazione della circostanza aggravante del nesso teleologico tra essi. (Nella specie è stato ritenuto corretto l’operato del giudice di merito che, dichiarato prescritto il reato di corruzione, aveva utilizzato, ai fini della dichiarazione di responsabilità per il reato di falso in atto pubblico, l’accertata dazione di danaro, in relazione a una vicenda di corruzione propria susseguente di un funzionario dell’ufficio della motorizzazione civile per l’annotazione dell’avvenuto superamento della revisione periodica, in realtà mai effettuata, sulla carta di circolazione di numerosi veicoli).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 895/2004

La nozione di abuso di relazione di prestazione d’opera, previsto come aggravante dall’art. 61, n. 11 c.p., si applica a tutti i rapporti giuridici che comportino l’obbligo di un facere, bastando che tra le parti vi sia un rapporto di fiducia che agevoli la commissione del reato, a nulla rilevando la sussistenza di un vincolo di subordinazione o di dipendenza.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 48219/2003

Alla stregua della vigente formulazione dell’art. 118 c.p., introdotta dall’art. 3 della L. 7 febbraio 1990 n. 19, deve escludersi la compatibilità tra l’aggravante del nesso teleologico di cui all’art. 61, n. 2, c.p. e il concorso anomalo di cui all’art. 116 c.p. (Nella specie, l’aggravante del nesso teleologico era stata configurata dal giudice di merito con riguardo ad un reato di rapina, nel corso della cui esecuzione era stato commesso un tentativo di omicidio, del quale il ricorrente era stato ritenuto corresponsabile a titolo di concorso anomalo).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 47863/2003

Ai fini della contestazione di una circostanza aggravante non è indispensabile una formula specifica espressa con sua enunciazione letterale, né l’indicazione della disposizione di legge che la prevede, essendo sufficiente che, conformemente al principio di correlazione tra accusa e decisione, l’imputato sia posto nelle condizioni di espletare pienamente la propria difesa sugli elementi di fatto integranti l’aggravante.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 45742/2003

L’abuso di relazioni di autorità, previsto come circostanza aggravante dall’art. 61 n.11 c.p., riguarda principalmente l’autorità privata e presuppone l’esistenza di un rapporto di dipendenza tra il soggetto passivo ed il soggetto attivo del reato: ad esempio, quello intercorrente tra soggetto interdetto e tutore.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 42790/2003

La circostanza aggravante dell’abuso di ufficio o della prestazione d’opera, prevista all’art. 61 n. 11 c.p., non si riferisce soltanto ai rapporti derivanti dalla comune appartenenza dell’autore del fatto e del soggetto passivo ad un medesimo ufficio o dall’esistenza tra gli stessi di un rapporto di prestazione d’opera, ma si configura anche quando l’agente si avvale di tali situazioni per commettere il reato, strumentalizzando l’ufficio ricoperto o la prestazione svolta.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 36971/2003

La circostanza aggravante del nesso teleologico, prevista dall’art. 61 n. 2 c.p., è configurabile anche quando il reato-fine sia perseguibile a querela di parte e questa non sia stata presentata, essendo irrilevante l’applicazione di una causa di improcedibilità.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 32688/2003

L’aggravante di cui all’art. 61 n. 2 c.p. intende punire la maggiore intensità della condotta delittuosa posta in essere dall’imputato, il quale pur di pervenire alla consumazione del reato-fine non arretra nemmeno di fronte all’eventualità di commettere anche un altro reato, così dimostrando una maggiore capacità criminosa. Ne consegue che proprio tale maggiore pericolosità rende indifferente che il reato-fine sia stato solo tentato o consumato, ovvero che allo stesso debba applicarsi una causa di non punibilità o di estinzione o di improcedibilità, in quanto ciò che rileva ai fini dell’applicabilità dell’aggravante è il rapporto che lega la commissione dei due reati.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 15098/2003

Perché sia configurabile l’aggravante di cui all’art. 61, n. 4 c.p. occorre che le modalità della condotta esecutiva di un delitto, ad esempio quello di maltrattamenti, siano caratterizzate dalla volontà di infliggere un patimento, ulteriore rispetto alle ordinarie modalità esecutive del reato e che rivelino, senza inserirsi nel processo causale del reato, una particolare malvagità al soggetto agente. (Fattispecie in materia di maltrattamenti concretizzantesi in violenze di ogni genere quali insulti, minacce con armi, percosse con schiaffi, pugni e calci inflitti alla moglie anche quando era in stato interessante, e consistenti anche nel farle sbattere la testa contro l’asfalto ed il parabrezza dell’auto).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 12707/2003

L’aggravante del nesso teleologico, prevista dall’art. 61 n. 2 c.p., può essere ritenuta, in applicazione dell’art. 2, comma 2, c.p.p., anche se il reato fine viene giudicato separatamente. (Fattispecie relativa al delitto di falso, per aver circolato con targa sostituita allo scopo di impedire l’accertamento del furto della vettura, reato giudicato separatamente.).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 35187/2002

Ai fini della sussistenza della circostanza aggravante comune consistente nell’avere agito con crudeltà verso le persone, non è necessario che l’azione del colpevole sia diretta contro la vittima, essendo sufficiente che essa sia indirizzata verso una o più persone, anche diverse dalla vittima, purché si concreti in un quid pluris rispetto all’esplicazione ordinaria dell’attività necessaria per la consumazione del reato, in quanto proprio la gratuità dei patimenti cagionati rende particolarmente riprovevole la condotta del reo, rivelandone l’indole malvagia e l’insensibilità a ogni richiamo umanitario.
Ai fini della sussistenza della circostanza aggravante comune di aver commesso il fatto con abuso di ospitalità, deve considerarsi ospite chi è accolto, anche occasionalmente, saltuariamente o momentaneamente, nella sfera domestica di altra persona o in luogo da questa destinato all’esplicazione delle attività della vita privata con il suo consenso.
La circostanza aggravante comune consistente nell’avere agito con crudeltà verso le persone in tanto è configurabile, in quanto l’azione si diriga verso una persona e tale è l’uomo soltanto finché vive. Ne consegue che, una volta intervenuta la morte della persona, gli atti di crudeltà compiuti contro le sue spoglie possono integrare all’occorrenza un reato diverso, ma non la circostanza in questione.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 12473/2002

Sussiste la circostanza aggravante dei futili motivi (art. 61, n. 1 c.p.) allorché la spinta al delitto di omicidio ha origine da un reato (nella specie cessione di sostanza stupefacente) e si configura espressione di un sentimento spregevole e ignobile, consistente nella determinazione ad uccidere per affermare l’ineludibilità del soddisfacimento del prezzo di un turpe contratto.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 10414/2002

La circostanza aggravante del fatto commesso per motivi abietti, delineata all’art. 61, n. 1 c.p., è integrata quando il proposito di vendetta — che per sé solo non suscita nei consociati il senso di ripugnanza e disprezzo che caratteriza la fattispecie circostanziale — si accompagna alla finalità di affermazione del prestigio criminale e della capacità di sopraffazione dell’interessato. (Fattispecie nella quale un omicidio era stato commesso in danno del figlio di persona che aveva poco prima contrastato il compimento di un furto da parte dell’agente).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 24997/2001

L’aggravante dell’abuso di prestazioni d’opera implica un concetto più lato di quello civilistico di locazione d’opera, comprendendo tutti i casi nei quali, a qualunque titolo, taluno abbia prestato ad altri la propria opera. Ne consegue che sono ricompresi in tale concetto anche i contratti di diritto privato nei quali i rapporti giuridici da essi regolati comportano l’obbligo di facere e, quindi, di prestazione d’opera, come il rapporto di mediazione.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 21875/2001

La circostanza aggravante dell’abuso di relazione di coabitazione è configurabile anche se, prima dell’esecuzione dell’illecito, lo stato di coabitazione sia cessato per la morte del coabitante, atteso che la ratio legis è quella di punire più gravemente chi sia comunque agevolato nel commettere il reato da tale situazione.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 12083/2000

La circostanza aggravante di cui all’art. 61, n. 4 c.p. ricorre allorquando vengano inflitte alla vittima sofferenze che esulano dal normale processo di causazione dell’evento, nel senso che occorre un quid pluris rispetto all’esplicazione ordinaria dell’attività necessaria per la consumazione del reato, poiché proprio la gratuità dei patimenti cagionati rende particolarmente riprovevole la condotta del reo, rivelandone l’indole malvagia e l’insensibilità a ogni richiamo umanitario. (Nella specie, relativa a un omicidio commesso in un impeto di gelosia, è stato escluso che si potesse ravvisare tale aggravante nella mera reiterazione di colpi di coltello inferti alla vittima, atteso che tale reiterazione, essendo connessa alla natura del mezzo usato per conseguire l’effetto delittuoso, non eccede i limiti della normalità causale e non trasmoda in una manifestazione di efferatezza, specie in considerazione del movente delittuoso).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 11497/2000

L’aggravante di cui all’art. 61 n. 2 c.p., concernendo l’elemento intenzionale del reato, ha natura soggettiva, e pertanto si applica per il solo fatto che l’agente commetta un reato allo scopo di eseguirne (occultarne o conseguire il profitto di) un altro, anche se in concorso formale, senza che assuma rilievo la mancata consumazione del reato fine, ovvero la sua improcedibilità, dal momento che, nel primo caso, la condotta effettivamente realizzata è, di per sè, sufficiente ad integrare gli estremi della circostanza aggravante, nel secondo, manca solo una condizione per la punibilità del reato fine, come tale irrilevante per la ravvisabilità dell’aggravante in relazione al reato strumentale.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 11078/2000

In tema di circostanze del reato, l’aggravante dell’abuso di prestazione di opera concerne tutti i rapporti giuridici che comportano un obbligo di fare, e instaurino tra le parti un rapporto di fiducia non meramente occasionale o estemporaneo, ovvero di semplice amicizia o favore, il quale comunque agevoli la commissione del fatto. (Fattispecie relativa a truffa commessa da soggetto abusivamente esercente la professione legale ai danni del cliente).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 10811/2000

In tema di reato continuato, l’esclusione, a determinati fini, del carattere unitario (in senso normativo) dell’illecito deve essere specificamente prevista dalla legge, valendo in mancanza di tassative esclusioni, il principio della unitarietà. Pertanto, ai fini del giudizio sulla rilevante gravità del danno, di cui all’aggravante prevista dall’art. 61, n. 7 c.p., non deve tenersi conto del danno cagionato da ogni singola violazione, ma deve aversi riguardo al complesso del danno cagionato dalla somma delle violazioni, difettando una norma che, ai fini in questione, consideri il reato come pluralità di episodi tra loro isolati.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 2884/2000

Il fine del conseguimento di un incontrastato controllo criminale su un determinato territorio, in vista dello sfruttamento illecito dello stesso attraverso ulteriori attività delinquenziali di tipo mafioso, ben può essere ritenuto, nei congrui casi, come configurante un motivo turpe e ignobile, in quanto, alla luce del comune sentire nell’attuale momento storico, che attribuisce sempre maggiore rilevanza alla lotta alla criminalità organizzata, la perpetrazione di un omicidio per ragioni collegate alla volontà di potenziare l’efficienza di agguerrite organizzazioni criminali può essere considerata in contrasto con le norme fondamentali della convivenza civile e vista con profonda riprovazione da coloro che della comunità fanno parte.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 3065/1999

In tema di reato continuato, l’esclusione, a determinati fini, del carattere unitario (in senso normativo) dell’illecito deve essere specificamente prevista dalla legge, valendo, in mancanza di tassative esclusioni, il principio della unitarietà. Pertanto, ai fini del giudizio sulla rilevante gravità del danno, di cui all’aggravante prevista dall’art. 61, n. 7, c.p., non deve tenersi conto del danno cagionato da ogni singola violazione, ma deve aversi riguardo al complesso del danno cagionato dalla somma delle violazioni, difettando una norma che, ai fini in questione, consideri il reato continuato come una pluralità di episodi tra loro isolati.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 11655/1999

In tema di appropriazione indebita, ai fini della ricorrenza dell’aggravante della prestazione d’opera, è sufficiente la esistenza di un rapporto, anche di natura meramente fattuale, che abbia rappresentato, quantomeno, occasione (se non anche ragione giuridica) del possesso da parte dell’imputato e che abbia quindi consentito a quest’ultimo di commettere con maggiore facilità il reato, approfittando della particolare fiducia in lui riposta. (Fattispecie nella quale il ricorrente aveva rappresentato che impropriamente gli era stato attribuito dal giudice di merito il ruolo di agente finanziario, mentre egli era un semplice intermediario finanziario).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 10460/1999

In tema di circostanze del reato, per la sussistenza della aggravante di abuso di relazioni di prestazioni d’opera, non è necessario che il rapporto intercorra direttamente tra l’autore del fatto e la persona offesa, essendo sufficiente che l’agente si sia avvalso della esistenza di tale relazione, nel senso che la esistenza del rapporto di prestazione d’opera gli abbia dato l’occasione di commettere il reato in danno di altri soggetti, agevolandone la esecuzione. (Fattispecie in tema di appropriazione indebita nella quale l’imputato, abusando della sua qualità di amministratore di una sas, si era appropriato di una ingente somma di denaro, occultandone le tracce con false appostazioni contabili. La Cassazione, nell’enunciare il principio sopra riportato, ha ritenuto che, pur essendo tenuto a prestazioni d’opera nei confronti della società e non dei soci uti singuli, l’aggravante fosse stata correttamente contestata).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 10130/1999

Poiché i delitti di falso in scrittura privata tutelano, non solo la fiducia e la sicurezza nella circolazione dei titoli, ma anche gli specifici interessi patrimoniali che gli stessi incorporano, sono ad essi applicabili le circostanze – attenuanti od aggravanti – attinenti alla entità del danno. (Nella fattispecie, la Corte ha ritenuto applicabile la circostanza di cui all’art. 61 n. 7 c.p. al delitto di falso in titoli di credito, oltre che a quello di truffa, nei confronti di un imputato condannato in secondo grado per aver creato false polizze di carico ed altri falsi documenti, tramite i quali era riuscito a simulare l’imminente importazione di prodotto ortofrutticoli, ottenendo, in tal modo, adeguati versamenti da parte delle banche presso le quali coloro che intendevano acquistare la merce avevano conto).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 4819/1999

Il motivo è futile quando la spinta al reato manca di quel minimo di consistenza che la coscienza collettiva esige per operare un collegamento accettabile sul piano logico con l’azione commessa. La futilità, così intesa, appartiene, dunque, alla sfera morale, in quanto offensiva di una regola etica propria del comune sentire, che assegna un particolare disvalore ad una azione criminosa psicologicamente indotta da una causale irrisoria, sicché la macroscopica inadeguatezza del movente contrasta con elementari esigenze di giustizia avvertite dalla collettività civile. Tuttavia, il relativo giudizio non può essere astrattamente riferito ad un comportamento medio difficilmente definibile, ma va ancorato agli elementi concreti della fattispecie, tenendo conto delle connotazioni culturali del soggetto giudicato, nonché del contesto sociale in cui si è verificato l’evento e dei fattori ambientali che possono aver condizionato la condotta criminosa. (Fattispecie relativa ad un omicidio scaturito dal mancato pagamento della retribuzione all’imputato, custode di un condominio, da parte della vittima, amministratore del condominio stesso. La S.C. ha ritenuto corretta la decisione dei giudici di merito di escludere l’aggravante dei motivi futili, in quanto congruamente motivata sul fatto che il movente non era riconducibile al contenuto economico del contrasto tra aggressore e vittima — in sè modesto ma non irrisorio — bensì alla condizione psicologica di disagio e frustrazione vissuta dall’imputato, il quale era stato costretto a ricorrere all’aiuto economico del figlio, non potendo contare sull’unica fonte di sussistenza, costituita dal reddito lavorativo).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 4062/1999

L’aggravante di aver commesso il fatto con abuso di poteri o con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione o a un pubblico servizio (art. 61, n. 9, c.p.) non presuppone necessariamente che il reato sia commesso in relazione al compimento di atti rientranti nella sfera di competenza del pubblico ufficiale o dell’incaricato di un pubblico servizio, nè l’attualità dell’esercizio della funzione o del servizio, ma sussiste anche quando la qualità dell’agente, in relazione alla tipicità della sua posizione, può facilitare la condotta del reato (Nella specie trattavasi di Presidente del comitato di gestione di una Usl ritenuto responsabile del reato di istigazione alla corruzione di un consulente del P.M. che aveva svolto accertamenti tecnici sul funzionamento di una clinica privata).
L’aggravante di cui all’art. 61 n. 9 c.p. è incompatibile con le figure criminose dell’istigazione alla corruzione di cui all’art. 322, terzo e quarto comma c.p., le quali, integrando reati propri, presuppongono la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio; non è, invece, incompatibile con l’ipotesi di cui al secondo comma di cui all’art. 322 c.p. che si sostanzia in una fattispecie di reato in cui il soggetto attivo, ancorché appartenente alla pubblica amministrazione, opera in posizione analoga a quella del privato.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 1938/1998

Poiché attraverso i cartellini segnatempo il datore di lavoro si assicura il controllo sull’attività lavorativa effettivamente svolta dai dipendenti al di là e al di fuori di un qualsiasi affidamento alla loro lealtà o coscienza e quindi in assenza di qualsiasi substrato fiduciario, non è configurabile l’aggravante di cui all’art. 61 n. 11 c.p. nell’ipotesi di truffa commessa mediante alterazione dei cartellini predetti, realizzata dal personale dipendente allo scopo di percepire retribuzioni maggiori di quelle dovute per le ore effettivamente lavorate.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 7516/1998

In ipotesi di concorso delle imputazioni di oltraggio e di lesioni volontarie aggravate dalla qualità di pubblico ufficiale, ai sensi dell’art. 61, n. 10, c.p., devono trovare applicazione entrambe le norme, in considerazione dei differenti beni giuridici protetti dalle due previsioni legislative. Non può, infatti, operare, in tal caso il principio di specialità di cui all’art. 15 c.p., perché la disposizione presuppone che più norme incriminatrici regolino la stessa materia, abbiano, cioè la stessa obiettività giuridica, intesa nel senso di identità del bene protetto.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 6635/1998

Configura il solo delitto di furto aggravato ex art. 61, n. 9, c.p., e non anche quello di abuso di ufficio, la sottrazione compiuta ad opera del Direttore di un Istituto universitario di Anatomia Patologica di oggetti lasciati sulle (o vicino alle) persone decedute, per sentimenti di devozione o di affetto o per altre ragioni, ovvero già appartenuti alle persone decedute ma suscettibili di entrare nella disponibilità degli eredi.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 3748/1998

La circostanza aggravante consistente nell’avere agito con crudeltà è compatibile con il vizio parziale di mente, a meno che la condotta inumana e crudele sia stata l’effetto della malattia, e cioè una manifestazione patologica del vizio di mente, la quale abbia sconvolto, in tutto o in parte, il processo intellettivo e volitivo del soggetto, identificandosi nel vizio medesimo.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 5900/1998

Ai fini del riconoscimento del vincolo della continuazione fra episodi per i quali siano stati emanati diversi provvedimenti applicativi di misure cautelari, in relazione al disposto di cui all’art. 297, comma 3, c.p.p., può attribuirsi rilevanza alla presenza della circostanza aggravante di cui all’art. 7 del D.L. 13 maggio 1991 n. 152, convertito con modificazioni in L. 12 luglio 1991 n. 203, sotto il profilo dell’esistenza del “fine di agevolare l’attività” delle associazioni criminose di tipo mafioso, anche quando alla detta aggravante non si accompagni quella del nesso teleologico prevista dall’art. 61 n. 2 c.p.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 9949/1997

La circostanza aggravante dei motivi futili — il cui presupposto consiste in una evidente ed oggettiva sproporzione tra movente ed azione delittuosa, rivelatrice di un istinto criminale più spiccato, da punire, quindi, più severamente — è incompatibile con l’attenuante della provocazione, non potendo coesistere, nel compimento della stessa azione, stati d’animo contrastanti, dei quali l’uno esclude di per sé l’ingiustizia dell’azione dell’antagonista.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 9590/1997

Alla luce del comune sentire nell’attuale momento storico che attribuisce sempre maggiore rilevanza alla libertà di autodeterminazione, deve ravvisarsi la sussistenza dell’aggravante dei motivi abietti nel caso in cui un omicidio sia compiuto non per ragioni di gelosia collegate ad un sia pur abnorme desiderio di vita in comune, ma sia espressione di spirito punitivo nei confronti della vittima considerata come propria appartenenza, della quale pertanto non può tollerarsi l’insubordinazione.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 8450/1997

Pur se non è configurabile una incompatibilità assoluta ed astratta tra motivi a delinquere e condizioni inerenti alla persona, implicanti una diminuita imputabilità, (quale la minore età ed il vizio parziale di mente), è necessario, tuttavia, distinguere la futilità del motivo, sintomatica di capacità a delinquere, dalla irrazionalità del motivo, che è soltanto rappresentativa d’ingenuità, immaturità ed emozionalità adolescenziale. L’aggravante, quindi, deve essere individuata con criterio sia oggettivo che soggettivo, onde rendere possibili scelte razionali, non arbitrarie ed astratte, concretamente ancorate ai fatti ed alla personalità dell’individuo, nella quale la futilità, qual espressione di malvagità, trova ragione di aggravamento della pena.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 2960/1997

Per la sussistenza dell’aggravante di cui all’art. 61 n. 4 c.p., non si richiede l’attitudine della vittima del reato a percepire od avvertire l’afflittività degli atti di crudeltà, essendo la circostanza essenzialmente imperniata sulla considerazione del comportamento dell’autore dell’illecito e sulla conseguente maggiore riprovevolezza di un modus agendi connotato da particolare insensibilità, spietatezza od efferatezza.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 1411/1997

È configurabile la circostanza aggravante del motivo futile nel caso di un omicidio commesso come reazione immediata anche ad espressioni minacciose provenienti dalla vittima quando tali espressioni, per il contesto nel quale vengono formulate e per la personalità del soggetto dal quale provengono, non presentino, ictu oculi, alcuna reale efficacia intimidatrice ma si appalesino piuttosto come manifestazione meramente verbale di generica ostilità, quale facilmente verificabile – come nella specie – nel corso di banali e occasionali litigi.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 1112/1997

In tema di applicabilità dell’aggravante del «nesso teleologico» (art. 61, n. 2, c.p.) al delitto di corruzione propria, l’aggravante de qua non è configurabile rispetto ad illeciti penali — quali l’omissione di atti di ufficio, l’abuso di ufficio, l’omissione di rapporto, la rivelazione di segreti di ufficio, ecc. — che alla corruzione sono legati da immediato rapporto esecutivo, in forme intrinsecamente espressive della violazione dei doveri d’ufficio. Per contro, essa ben può applicarsi, a quelle altre trasgressioni di natura penale (il concorso in contrabbando, nel falso, nell’associazione per delinquere, ecc.) che, pur indirettamente ed in via mediata derivanti dallo stesso fatto corruttivo, si pongano oltre le forme tipiche direttamente esplicative della violazione degli stessi doveri, attingendo l’offesa di ulteriori e diversi interessi protetti. (Nella fattispecie la Corte ha ritenuto applicabile l’aggravante in oggetto giudicando sussistente il «nesso teleologico» tra il reato di corruzione propria e quello di evasione tributaria, di cui alla legge 7 agosto 1982 n. 516 e succ. modif.).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 10268/1996

L’aggravante di cui all’art. 61 n. 5 c.p. — minorata difesa pubblica o privata — ha carattere obiettivo e ricorre persino quando la situazione che ostacola la difesa sia insorta occasionalmente e comunque indipendentemente dalla volontà dell’agente; per la sua configurabilità è pertanto sufficiente che ricorrano quelle condizioni tali da facilitare l’azione delittuosa intrapresa. (Nella fattispecie la Suprema Corte ha ritenuto sussistente l’aggravante in questione in un caso di tentato omicidio commesso in tempo di notte, in un luogo isolato e privo di illuminazione).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 7034/1996

In tema di aggravanti costituisce motivo futile la determinazione criminosa che trova origine in uno stimolo tanto lieve, quanto sproporzionato, da prospettarsi più come un pretesto che non una causa scatenante della condotta antigiuridica. Ne consegue che la peculiare caratteristica del motivo futile, il quale non attiene alla sfera intellettiva o volitiva, bensì a quella morale, è data dalla enorme sproporzione tra il motivo e l’azione delittuosa, che suscita un senso di riprovazione da parte della generalità delle persone tra cui vive ed agisce il soggetto attivo del reato. (In applicazione di tale principio, la Suprema Corte ha escluso la configurabilità dell’aggravante in questione in relazione all’omicidio di un sindaco ad opera di un soggetto in età avanzata – e che aveva trascorso oltre trenta anni in carcere – ritenendo che questi, a seguito di provvedimenti adottati nei suoi confronti dall’amministrazione comunale, tra cui l’interruzione dell’erogazione di un sussidio e due ingiunzioni di pagamento del canone relativo all’acqua consumata, avesse agito perché mosso non da motivazioni futili o banali ed inconsistenti secondo la coscienza collettiva, bensì dal timore di perdere beni per lui indispensabili per motivi da riportarsi, secondo la sua distorta valutazione, al sindaco).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 5189/1996

In applicazione del principio di specialità sancito dall’art. 15 c.p. e del principio secondo cui lo stesso fatto non può essere posto a carico dell’agente una seconda volta, la violenza o minaccia adoperata dopo la sottrazione di una cosa mobile altrui, per assicurare a sé o ad altri il possesso della cosa sottratta, o per procurare a sé o ad altri l’impunità, è elemento costitutivo del reato di rapina impropria, di cui all’art. 628, primo capoverso, c.p. valutato dal legislatore per configurare tale fattispecie di reato, e pertanto non può essere valutata una seconda volta a titolo di circostanza aggravante del nesso teleologico prevista dall’art. 576, n. 1, c.p. in relazione all’art. 61, n. 2, c.p.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 4316/1996

Ai fini della configurabilità dell’aggravante di cui all’art. 61 n. 11 c.p., la relazione di coabitazione (al cui abuso si ricollega l’aumento di pena) è data dalla circostanza oggettiva della convivenza più o meno protratta nel tempo – e, comunque, per un periodo apprezzabile – non solo nel medesimo appartamento, ma anche, secondo un concetto più lato del termine «coabitazione», nel medesimo immobile. (In applicazione di detto principio la Corte ha ritenuto la sussistenza dell’aggravante de qua nell’ipotesi di appropriazione indebita di energia elettrica destinata ai servizi comuni da parte di un condomino che aveva effettuato un allaccio abusivo a valle del contatore condominiale).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 4023/1996

Non può considerarsi aggravato da motivi abietti o futili un omicidio al quale l’agente sia stato spinto dall’intento di recuperare la propria libertà sentimentale, onde coltivare senza intralci una relazione con altra persona, gravemente ostacolata dalla vittima.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 3442/1996

Non sussiste incompatibilità logico-giuridica tra la continuazione e l’aggravante del nesso teleologico, agendo il vincolo della continuazione sul piano della riconducibilità di più reati ad un comune programma criminoso ed essendo il nesso teleologico connotato dalla strumentalità di un reato rispetto ad un altro, alla cui esecuzione od al cui occultamento il primo è preordinato: e se è vero che normalmente il nesso teleologico è sintomo anche di identità del disegno criminoso, non può dirsi, invece, che il vincolo della continuazione implichi o contenga in sè il nesso teleologico, che, invero, ben può mancare, ed ordinariamente difetta, tra i vari episodi di un reato continuato. Né può sostenersi che l’incompatibilità deriverebbe dall’impossibilità che un istituto ispirato al favor rei, come la continuazione, possa, al contempo, fungere da causa di aggravamento della pena, essendo evidente come tale ultimo effetto consegua non già nell’affermazione del vincolo della continuazione bensì all’applicazione della circostanza aggravante di cui all’art. 61, n. 2, c.p., in nessun modo contenuta od implicita nell’identità della matrice ideativa dei due reati teleologicamente connessi.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 2717/1996

Nel reato di appropriazione indebita (art. 646 c.p.), per la configurabilità della circostanza aggravante di cui all’art. 61 n. 11 c.p., l’espressione «abuso di relazioni di prestazione di opera» abbraccia, oltre all’ipotesi di un contratto di lavoro, tutti i rapporti giuridici che comportino l’obbligo di un facere e che instaurino, comunque, tra le parti un rapporto di fiducia dal quale possa essere agevolata la commissione del fatto. In ogni caso, all’origine del possesso della cosa, deve esservi un rapporto giuridico apprezzabile, che non si risolva in un rapporto meramente occasionale ed estemporaneo, connesso a ragioni di semplice amicizia.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 2553/1996

La circostanza aggravante del motivo futile può essere applicata anche nel caso in cui il colpevole abbia agito in stato di ubriachezza. Infatti ai sensi dell’art. 92 c.p. l’ubriachezza volontaria o colposa non esclude l’imputabilità, di guisa che i motivi che hanno determinato l’ubriaco al delitto debbono essere valutati con criteri analoghi a quelli adottati per la persona normale.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 853/1996

L’aggravante dell’aver agito con crudeltà verso le persone, concretandosi essenzialmente in una carenza del sentimento di pietà e di umanità, attiene ad un aspetto della condotta che, pur non essendo necessario il fine di arrecare inutili sofferenze, esige specifica coscienza e volontarietà, senza di che verrebbe in definitiva a configurarsi una inammissibile forma di responsabilità oggettiva.
Se di norma è sufficiente, per ritenere sussistente la circostanza aggravante dei futili motivi, far riferimento, alla sproporzione (oggettiva) esistente tra movente e azione delittuosa, in particolari circostanze sono necessarie indagini più approfondite per accertare che la sproporzionata reazione allo stimolo sia, piuttosto che rivelatrice di un istituto criminale più spiccato – da punire più severamente – il portato di una concezione particolare, che annette a certi eventi un’importanza di gran lunga maggiore rispetto a quella che la maggior parte delle persone vi riconnette. (Fattispecie relativa a omicidio, aggravato da rapporto di parentela e motivato dal convincimento, sia pur erroneo, dell’autore del reato, che la condotta del fratello e della di lui famiglia in ordine all’esercizio di una servitù di passaggio era illecita).

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 9544/1995

Per la configurabilità della circostanza aggravante prevista dall’art. 61 n. 4 c.p. (l’aver adoperato sevizie e l’aver agito con crudeltà verso le persone), è necessario che emerga l’aspetto morale della crudeltà. Essa infatti ricorre non solo quando le modalità dell’azione manifestino la volontà di infliggere speciali tormenti o sofferenze alla vittima per il solo piacere di vederla soffrire — il che caratterizza concretamente le sevizie — ma anche quando si dimostri assenza completa di ogni sentimento di compassione e di pietà che sono propri dell’uomo civile.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 5797/1995

L’aggravante teleologica di cui all’art. 61 n. 2 c.p. ha carattere esclusivamente soggettivo ed il suo fondamento sta sulla maggiore insensibilità etica e nella più marcata pericolosità dimostrata dall’agente: per la sua sussistenza è quindi sufficiente accertare la volontà colpevole di commettere il reato-fine, indipendentemente dalla consumazione del medesimo; conseguentemente deve ritenersi altresì irrilevante che in ordine a tale reato debba applicarsi una causa di non punibilità, di improcedibilità o di estinzione.

[adrotate group=”12″]

Cass. pen. n. 3921/1995

Non sussiste compatibilità tra l’aggravante del nesso teleologico di cui all’art. 61 n. 2 c.p., che ha natura soggettiva e concerne i motivi soggettivi dell’agire, e non già l’elemento materiale del fatto reato cui inerisce, il concorso ex art. 116 c.p. dal momento che, per la sussistenza di tale anomala figura concorsuale il concorrente, nel diverso reato connesso con autonoma determinazione da taluno dei correi, ha voluto soltanto l’altro reato concordato e risponde a titolo di concorso, pur se con pena attenuata del diverso reato realizzato in quanto la perpetrazione di quest’ultimo rappresenta un effettivo sviluppo di quello inizialmente programmato, evidenziandosi così l’elemento soggettivo come esente di volontarietà in ordine al diverso reato commesso ma intriso di colpa per avere imprudentemente consentito al correo l’esecuzione di un comportamento ulteriore dagli esiti prevedibili in concreto, in presenza delle circostanze date. Esula, pertanto, dalla cosciente volontarietà del concorrente anomalo ex art. 116 c.p. qualsivoglia rappresentazione e volizione dei motivi a delinquere, tipici dell’aggravante del nesso teleologico, che hanno determinato l’autore materiale del reato diverso a realizzarlo sicché non è normativamente (art. 118 c.p.) e logicamente estensibile nei suoi confronti l’aggravante citata.

[adrotate group=”12″]

[adrotate group=”11″]

Se la soluzione non è qui, contattaci

Non esitare, siamo a tua disposizione

Email

Esponi il tuo caso allegando, se del caso, anche dei documenti

Telefono

Una rapida connessione con gli avvocati del nostro team

Chat

On line ora! Al passo con i tempi per soddisfare le tue esigenze