10 Gen Art. 384 — Rimozione e sospensione del tutore
Il giudice tutelare può rimuovere [ disp. att. 43, 45 ] dall’ufficio il tutore che si sia reso colpevole di negligenza [ 382 ] o abbia abusato dei suoi poteri, o si sia dimostrato inetto nell’adempimento di essi, o sia divenuto immeritevole dell’ufficio per atti anche estranei alla tutela, ovvero sia divenuto insolvente [ 393 ].
Il giudice non può rimuovere il tutore se non dopo averlo sentito o citato; può tuttavia sospenderlo dall’esercizio della tutela nei casi che non ammettono dilazione.
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Aggiornato al 1 gennaio 2020Il testo riportato è reso disponibile agli utenti al solo scopo informativo. Pertanto, unico testo ufficiale e definitivo è quello pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Italiana che prevale in casi di discordanza rispetto al presente.[adrotate group=”8″]
Massime correlate
Cass. civ. n. 11019/2010
È inammissibile il ricorso per cassazione proposto ai sensi dell’art. 111 Cost. contro il decreto con il quale il tribunale provveda in sede di reclamo avverso il provvedimento del giudice tutelare di revoca di un tutore, trattandosi di provvedimento che, adottato nell’ambito di un procedimento di volontaria giurisdizione, è privo del carattere della decisorietà, configurandosi come intervento di tipo ordinatorio ed amministrativo, insuscettibile di passare in cosa giudicata, essendo sempre revocabile e modificabile per la sopravvenienza di nuovi elementi di valutazione.
Cass. civ. n. 2205/2003
È inammissibile il ricorso straordinario per cassazione proposto ai sensi dell’art. 111 Cost. contro il provvedimento con il quale il tribunale provveda in sede di reclamo avverso il decreto del giudice tutelare di rimozione di un tutore, trattandosi di provvedimento che si configura, anche sotto l’aspetto sostanziale, come intervento di tipo ordinatorio ed amministrativo, dato che, pur coinvolgendo posizioni di diritto soggettivo (il diritto dell’interdetto a ricevere la protezione assicurata dall’ordinamento con la tutela), non statuisce su di esse risolvendo conflitti con attitudine al giudicato, ma realizza un atto di gestione di interesse altrui, reso sulla base di un apprezzamento sempre revocabile e modificabile per la sopravvenienza di nuovi elementi di valutazione ovvero in base al riesame di quelli già considerati. Né la decisorietà di tale provvedimento può discendere dall’art. 350 c.c., il quale fa derivare dalla rimozione l’incapacità ad assumere in futuro funzioni di tutore, atteso che tali funzioni non integrano un diritto, ma costituiscono un servizio, ed atteso che detta incapacità si esaurisce in una regola per le scelte demandate al giudice nell’esclusivo interesse del tutelando.
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