14 Mag Cassazione civile Sez. II sentenza n. 2435 del 14 marzo 1988
Testo massima n. 1
Il potere attribuito al giudice del merito, ai sensi degli artt. 118, 210 e 213 c.p.c., di ordinare, su istanza di parte o d’ufficio, l’acquisizione di prove nel processo, configurando un’eccezione al principio generale dell’incidenza sulle parti dell’onere probatorio stabilito dall’art. 2697 c.c., non può essere esercitato al di fuori delle ipotesi ed oltre i limiti previsti nelle citate disposizioni. Pertanto, poiché la richiesta di informazioni ai sensi dell’art. 213 c.p.c. — ove le parti non possano acquisirle direttamente — riguarda soltanto atti o documenti della P.A. in senso stretto — con esclusione degli enti pubblici economici quali gli istituti di credito — fuori di tale ipotesi l’ordine di esibizione alla parte o ad un terzo può essere emesso dal giudice solo su istanza di parte [ actio ad exibendum ], nei modi e con i limiti fissati dall’art. 210 citato.
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Testo massima n. 2
Il recesso previsto dal secondo comma dell’art. 1385 c.c. configura uno strumento speciale di risoluzione del contratto, collegato alla pattuizione di una caparra confirmatoria – quale determinazione convenzionale del danno risarcibile – e postula necessariamente l’inadempimento dell’altro contraente, di cui quello non inadempiente può avvalersi in luogo dell’azione di adempimento o di quella generale di risoluzione previste dall’art. 1453, primo comma, c.c. Ne consegue che, in mancanza di contestazioni del contraente asserito inadempiente circa la sussistenza o l’importanza dell’inadempimento, l’esercizio del recesso comporta l’effetto risolutivo indipendentemente dall’adesione del contraente inadempiente.
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