14 Mag Cassazione civile Sez. I sentenza n. 5511 del 3 maggio 2000
Testo massima n. 1
Nel concordato preventivo, sia esso remissorio-solutorio che con cessione dei beni, i limiti alla generale opponibilità ai creditori degli atti compiuti dal debitore sul proprio patrimonio sono solo quelli previsti dagli artt. 167 e 168 della legge fallimentare [ che riguardano solo gli atti successivi all’apertura della procedura ]. Pertanto deve escludersi che, dopo la ammissione del debitore al concordato preventivo e la conseguente temporanea improseguibilità della esecuzione individuale ai sensi del primo comma dell’art. 168 della legge fallimentare, permangano ancora a vantaggio di tutti i creditori gli effetti conservativi del pignoramento singolare e che, quindi, l’ipoteca iscritta dopo il pignoramento, ma prima dell’ammissione del debitore al concordato preventivo, non sia opponibile alla massa di creditori, non potendo trovare applicazione, con riferimento a tale procedura concorsuale, l’art. 2916 n. 1 ] c.c., che stabilisce la inefficacia [ relativa ] delle ipoteche sorte dopo il pignoramento.
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