17 Mar Articolo 227 Codice di procedura civile — Esecuzione della sentenza che ha pronunciato sulla querela
L’esecuzione delle sentenze previste nell’articolo precedente non può aver luogo prima che siano passate in giudicato.
Se non è richiesta dalle parti, l’esecuzione è promossa dal pubblico ministero a spese del soccombente con l’osservanza, in quanto applicabili, delle norme dell’articolo 481 c.p.p..
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Aggiornato al 1 gennaio 2020Il testo riportato è reso disponibile agli utenti al solo scopo informativo. Pertanto, unico testo ufficiale e definitivo è quello pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Italiana che prevale in casi di discordanza rispetto al presente.[adrotate group=”16″]
Massime correlate
Cass. civ. n. 1457/1962
L’art. 227 del codice di procedura civile condiziona l’esecutività delle sentenze di appello al loro passaggio in giudicato esclusivamente per la parte di esse che attiene specificamente ai provvedimenti in tema di falso ed a quelli direttamente conseguenziali (come, ad esempio, per il risarcimento danni da falso), mentre per ogni altra eventuale pronuncia sul merito della lite ovvero sulle spese di giudizio non costituisce deroga alla norma generale dell’art. 337 c.p.c., che prevede la esecutività delle sentenze emesse in grado di appello.
Cass. civ. n. 2903/1960
La sospensione della esecutorietà delle sentenze che decidono sulla querela di falso, mira a procrastinare l’esecuzione del capo della sentenza che afferisce al documento e non si estende alla condanna alle spese.
Cass. civ. n. 1631/1951
Nello stesso giudizio in cui si chiede l’accertamento di un fatto illecito (falsità di un atto) può essere chiesto anche il risarcimento del danno a tale fatto conseguente, non essendo necessario, per proporre l’istanza di risarcimento, che sia divenuta definitiva la sentenza che accerti l’illecito.
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