10 Gen Art. 885 — Innalzamento del muro comune
Ogni comproprietario può alzare il muro comune, ma sono a suo carico tutte le spese di costruzione e conservazione della parte sopraedificata [ 903 ]. Anche questa può dal vicino essere resa comune a norma dell’articolo 874.
Se il muro non è atto a sostenere la sopredificazione, colui che l’esegue è tenuto a ricostruirlo o a rinforzarlo a sue spese . Per il maggiore spessore che sia necessario, il muro deve essere costruito sul suolo proprio, salvo che esigenze tecniche impongano di costruirlo su quello del vicino. In entrambi i casi il muro ricostruito o ingrossato resta di proprietà comune, e il vicino deve essere indennizzato di ogni danno prodotto dall’esecuzione delle opere. Nel secondo caso il vicino ha diritto di conseguire anche il valore della metà del suolo occupato per il maggiore spessore.
Qualora il vicino voglia acquistare la comunione della parte sopraelevata del muro, si tiene conto, nel calcolare il valore di questa, anche delle spese occorse per la ricostruzione o per il rafforzamento.
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Aggiornato al 1 gennaio 2020Il testo riportato è reso disponibile agli utenti al solo scopo informativo. Pertanto, unico testo ufficiale e definitivo è quello pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Italiana che prevale in casi di discordanza rispetto al presente.[adrotate group=”8″]
Massime correlate
Cass. civ. n. 8000/2018
L’art. 885 c.c., che riconosce ad ogni comproprietario la facoltà di alzare il muro comune, introduce una deroga sia al normale regime della comunione che a quello dell’accessione, perché consente – anche senza il consenso dell’altro comproprietario del muro – la formazione di una proprietà separata ed esclusiva della sopraelevazione, appartenente al comproprietario che per primo abbia innalzato il muro comune, il quale può altresì giovarsi, nella prosecuzione in altezza, dello stesso principio di prevenzione adottato sulla base della costruzione, fatta salva la possibilità per il vicino comproprietario di chiedere la comunione del muro sopraelevato.
Cass. civ. n. 19142/2013
La disposizione dell’art. 885 c.c., che consente al comproprietario di alzare il muro comune, non interferisce con la disciplina in materia di distanze legali, né deroga alla stessa, questa perseguendo la funzione di evitare intercapedini dannose tra fabbricati (normativa codicistica) e anche di tutelare l’assetto urbanistico di una data zona e la densità degli edifici in relazione all’ambiente (disciplina regolamentare, richiamata dall’art. 873 c.c.).
Cass. civ. n. 10482/1998
La sopraelevazione di una costruzione unita ad un’altra, pur avendo in comune il muro divisorio, non è disciplinata dall’art. 885 c.c., ma soggiace ai limiti del regolamento locale, anche se, nel caso di distanza inderogabile dal confine, ne deriva una costruzione secondo una linea spezzata, non consentita dalle norme sulle distanze stabilite dal c.c. che impongono di allineare la costruzione al piano sottostante; né può invocarsi il principio della prevenzione, anche a volerlo ritenere applicabile su terreno già edificato.
Cass. civ. n. 237/1997
Il muro comune divisorio può essere sopraelevato — anche abbattendo una preesistente rete metallica — senza necessità di consenso dell’altro comproprietario perché la relativa facoltà, ai sensi dell’art. 885 c.c., è svincolata dal regime normale della comunione e non trova alcuna restrizione negli artt. 1102 e 1108 c.c.
Cass. civ. n. 6407/1994
Il comproprietario può innalzare il muro comune senza il consenso del condomino e senza alcun vincolo di destinazione, salvo i limiti costituiti dal divieto di atti emulativi e dalle esigenze di contemperamento dei reciproci interessi e di rispetto dei diritti altrui, quali quello di veduta che non può essere impedito dall’innalzamento del muro.
Cass. civ. n. 8226/1993
In tema di liquidazione dei danni conseguenti alle lesioni dell’integrità fisica, la mancanza di un reddito al momento dell’incidente subito da soggetto che non abbia ancora raggiunto l’età lavorativa, può escludere il danno patrimoniale, sotto il profilo del lucro cessante, conseguente alla invalidità temporanea ma non anche il danno futuro, verrà ad incidere sulle capacità di guadagno della vittima dal momento in cui questa inizierà una attività remunerata.
Cass. civ. n. 11125/1990
La facoltà di innalzamento del muro comune, prevista dall’art. 885 c.c., non può essere esercitata in violazione delle distanze legali stabilite specificamente per le vedute dall’art. 907 dello stesso codice. Pertanto l’innalzamento del muro comune che delimiti un terrazzo o un lastrico solare con opere, quali un parapetto, destinate permanentemente ed inequivocamente all’esercizio della servitù di veduta, non può essere consentito, risolvendosi in un impedimento all’esercizio del corrispondente diritto da parte del proprietario del fondo dominante.
Cass. civ. n. 3330/1987
L’esercizio da parte del comproprietario della facoltà di innalzare il muro comune ai sensi dell’art. 885 c.c. non richiede chela sopraelevazione sia estesa a tutto lo spessore del muro, potendo essere contenuta nei limiti della linea mediana sempre che le modalità della costruzione consentano al vicino di fare analogo uso del muro stesso e in particolare non gli sottraggano il diritto di chiedere in futuro la comunione della parte sopraelevata per l’intera estensione. Pertanto la detta facoltà di elevazione parziale del muro comune non può essere riconosciuta quando il comproprietario abbia costruito un debole manufatto in vetro e ferro appoggiato solo in parte al muro di confine, non suscettibile né di diventare oggetto di proprietà comune col vicino, né di sostenere un’eventuale sopraedificazione di quest’ultimo.
Cass. civ. n. 908/1986
Ai sensi dell’art. 885 c.c. il comproprietario del muro comune può innalzarlo, ma se questo non è atto a sostenere la sopraedificazione, deve prima procedere a sue spese al rafforzamento o alla ricostruzione del muro stesso per renderlo idoneo a sopportare il maggior peso, con la conseguenza che quando il costruttore non vi provveda, il comproprietario può giudizialmente chiedere la condanna del suo autore all’abbattimento della sopraelevazione.
Cass. civ. n. 854/1986
Poiché la facoltà d’innalzamento del muro comune, prevista dall’art. 885 c.c., non può essere esercitata in violazione dell’osservanza della distanza legale stabilita specificamente per le vedute dell’art. 907 dello stesso codice, è consentito l’innalzamento del muro comune che delimiti un lastrico solare, ove questo, in considerazione delle non agevoli modalità di accesso ad esso, sia da ritenere non destinato all’esercizio di una servitù di veduta.
Cass. civ. n. 1201/1974
Il condomino che sopraeleva per primo il muro comune può non estendere la nuova costruzione all’intero spessore, purché esegua la stessa verso l’area di sua esclusiva proprietà e senza invadere il muro sottostante oltre la linea mediana. L’utilizzazione dell’area comune, costituita dal piano della costruzione originaria, da parte del comproprietario del muro divisorio, che abbia sopraelevato per primo in forza del principio della prevenzione, sia con spessore uguale a quello del muro sottostante, sia con spessore inferiore, non vale a privare il condomino della facoltà di utilizzare parimenti il muro comune per le proprie esigenze edificatorie e della facoltà di chiedere la comunione del muro sopraelevato a norma dell’art. 885 c.c.; facoltà che sono imprescrittibili.
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