14 Mag Cassazione penale Sez. V sentenza n. 50187 del 3 novembre 2017
Testo massima n. 1
Sussiste il reato di diffamazione nel caso in cui un “blogger”, nel dare la notizia della morte di un esponente apicale di un sodalizio mafioso, adopera espressioni tese ad umiliare e a ricoprire di disprezzo la persona del defunto, in quanto esula dai limiti del diritto di critica l’accostamento di quest’ultimo a cose o concetti ritenuti ripugnanti, osceni o disgustosi, considerata la centralità che i diritti della persona hanno nell’ordinamento costituzionale. [ Nella specie, la Corte ha annullato con rinvio la sentenza del tribunale che aveva ritenuto non costituire reato l’accostamento del criminale defunto ad “un gran bel pezzo di merda” ].
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