14 Mag Cassazione penale Sez. II sentenza n. 2085 del 24 maggio 1993
Testo massima n. 1
La norma di cui all’art. 644 c.p. [ usura ] non fornisce alcuna precisazione sulla natura usuraria degli interessi e degli altri vantaggi pattuiti come corrispettivo della prestazione, limitandosi a richiedere tautologicamente che essi siano «usurari», sicché spetta al giudice di merito – valutate tutte le circostanze – stabilire caso per caso quando gli interessi e gli altri vantaggi abbiano l’indicata natura, non potendosi far riferimento all’interesse legale fissato dal codice civile; egualmente è demandato al giudice di merito l’accertamento dello stato di bisogno del mutuatario. Pertanto, attiene al merito del giudizio l’accertamento degli estremi indicati, mentre in fase cautelare è sufficiente il cosiddetto fumus del reato: da ciò scaturisce che il provvedimento di sequestro, per la sua natura di misura cautelare reale deve essere succintamente motivato, sulla base di considerazioni chiare e logiche, ma necessariamente sommarie, perché attinenti al fumus del reato e non alla prova.
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Testo massima n. 1
Lo «stato di bisogno» di cui all’art. 644 c.p. [ usura ] non è considerato dalla legge come una situazione materiale, ma come una condizione psicologica in cui la persona si trova e per la quale non ha piena libertà di scelta. Tale stato può essere indifferentemente determinato da pericoli, da sventure ed altre cause incolpevoli oppure da vizi, prodigalità o altre colpe inescusabili poiché la norma predetta persegue la finalità di punire l’usurario quale persona socialmente nociva, che non cessa di essere tale quale che sia la natura o la causa del bisogno del creditore.
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