14 Mag Cassazione civile Sez. II sentenza n. 7543 del 15 aprile 2016
Testo massima n. 1
L’art. 1328, comma 1, c.c., il quale prevede che la proposta contrattuale può essere revocata finché il contratto non sia concluso, va inteso, in correlazione con la diversa disciplina dettata per la revoca dell’accettazione dal comma 2, nonché tenendo conto del carattere recettizio di entrambi gli atti, nel senso che la revoca si perfeziona quando sia spedita all’indirizzo dell’accettante, prima che l’accettazione sia giunta a conoscenza del proponente, mentre resta irrilevante che l’accettante ne abbia notizia in un momento successivo a quello in cui l’accettazione sia giunta a conoscenza del preponente, restando tutelato l’affidamento dell’accettante, in tale evenienza, dalla previsione di un indennizzo a carico del proponente per le spese e le eventuali perdite subite per l’iniziata esecuzione del contratto.
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Testo massima n. 2
In tema di contratti soggetti alla forma scritta “ad substantiam” [ nella specie, preliminare di vendita immobiliare ], l’operatività del principio secondo cui il perfezionarsi del negozio può avvenire anche in base ad un documento firmato da una sola parte, ove risulti una successiva adesione, anche implicita, del contraente non firmatario, contenuta in atto scritto diretto alla controparte, presuppone che detto documento abbia tutti i requisiti necessari ad integrare una volontà contrattuale, ivi compresa l’individuazione o quantomeno l’individuabilità del destinatario della dichiarazione, e che, inoltre, tale volontà non sia stata revocata dal proponente [ come nella specie, con il ritiro del duplice originale della scheda contrattuale ] prima che lo stesso abbia avuto notizia, anche in forma verbale o “per facta concludentia”, purché in modo idoneo a giungere a conoscenza dell’altra parte, dell’accettazione della controparte.
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