14 Mag Cassazione penale Sez. I sentenza n. 3405 del 24 marzo 1992
Testo massima n. 1
L’art. 49 c.p. prevede la non punibilità dell’agente quando per l’inidoneità dell’azione o per la inesistenza dell’oggetto di essa, è impossibile che si verifichi l’evento dannoso o pericoloso, che costituisce la conseguenza del reato. L’inesistenza dell’oggetto materiale del reato acquista rilevanza giuridica ed esclude la sussistenza del delitto tentato soltanto quando esso sia inesistente in rerum natura oppure sia assoluta ed originaria, e non anche quando si sia in presenza di una mancanza accidentale o temporanea della cosa. Il giudizio, circa l’inesistenza dell’oggetto materiale, al di fuori dell’ipotesi dell’inesistenza in rerum natura dell’oggetto materiale del reato, deve essere accertata con giudizio ex ante, cosiddetta prognosi postuma, nel senso che il giudice dovrà porsi nella stessa condizione in cui era l’agente ed escluderà, in relazione alle concrete circostanze ed alle maggiori conoscenze dell’agente stesso, la sussistenza del reato, soltanto quando l’esistenza dell’oggetto appaia improbabile allorché viene posta in essere l’azione.
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