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Cassazione penale Sez. Unite sentenza n. 28 del 9 marzo 2000

Cassazione penale Sez. Unite sentenza n. 28 del 9 marzo 2000

Testo massima n. 1

Il delitto di falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico [ art. 483 c.p. ] è configurabile solo nei casi in cui una specifica norma giuridica attribuisca all’atto la funzione di provare i fatti attestati dal privato al pubblico ufficiale, così collegando l’efficacia probatoria dell’atto medesimo al dovere del dichiarante di affermare il vero; ne deriva che non può integrare il reato de quo la falsa denuncia di smarrimento di un assegno effettuata mediante dichiarazione raccolta a verbale da un ufficiale di polizia giudiziaria, alla quale nessuna disposizione conferisce l’idoneità a provare la verità del fatto denunciato e la preesistenza del documento asseritamente smarrito.

Testo massima n. 1

Integra il tentativo di frode in commercio, perché idonea e diretta in modo non equivoco alla vendita della merce ai potenziali acquirenti, la condotta dell’esercente che esponga sui banchi o comunque offra al pubblico prodotti alimentari scaduti sulle cui confezioni sia stata alterata o sostituita l’originale indicazione del termine minimo di conservazione. [ Nell’affermare tale principio la Corte ha altresì precisato che il tentativo non è viceversa configurabile, per l’assenza del requisito dell’univocità degli atti, ove i prodotti con etichetta alterata o sostituita siano semplicemente detenuti all’interno dell’esercizio o in un deposito senza essere esposti o in qualche modo offerti al pubblico ].

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