26 Mar Il Congresso delle divisioni
Si è chiuso sabato a Milano il Congresso Nazionle Forense Straordinario che ha visto più di 2.000 delegati confrontarsi sul tema “I diritti non sono merci”, manifesto coniato ad hoc contro la mercificazione della professione forense.
Le proposte formulate e votate rispecchiano lo stato dell’arte, quello di una categoria che ha dato sfogo ancora una volta ad individualismi e conflittualità intestine espressione di una crisi che trova ragioni nell’assenza di una governace “politica” incapace di rispondere alle esigenze dei tempi e non in grado di prevedere l’evoluzione di questa professione.
I due giorni di congresso non sono stati espressione di un dibattito serrato e costruttivo rivolto a tracciare un condiviso percorso per raggiungere una meta comune, anzi hanno accentuato le diverse visioni del mondo forense dei vari schieramenti in campo.
Le numerose mozioni, contro-mozioni, mozioni accorpate e mozioni ritirate sono inequivoca espressione dello sbando della classe forense che vive al suo interno il conflitto di una trasformzione imposta per decreto a far tempo dal 13 agosto 2011 alimentato dall’incapacità di formulare proposte correttive adeguate ai cambiamenti imposti.
I testi “ufficiali” dei temi finali decisi dall’assemblea non sono ancora disponibili, tuttavia, a riprova delle profonde differenze si evidenziano sinteticamente le seguenti proposte formulate frutto da una parte di visioni intransigenti, forse miopi, e dall’altra espressione di lievi aperture che prendono atto dei tempi attuali: un referendum popolare abrogativo dell’obbligatorietà della mediaconciliazione, il rispristino delle tariffe forensi minime e massime, l’abrograzione dei nuovi tribunali delle imprese, il rifiuto all’ingresso nelle società di capitali fra professioni dei cd. soci non togati.